Django Unchained, immenso Tarantino

E ancora una volta Quentin Tarantino mette daccordo tutti. Il suo Django Unchained è un omaggio al western all’italiana (ma non mancano riferimenti al classico americano) che ha convinto giustamente la critica e sta convincendo il pubblico.
Il perchè è evidente: divertente, grandioso, emozionante e naturalmente pieno zeppo di richiami, omaggi e riferimenti, come è nello stile di Tarantino.

Django è uno schiavo nero, affrancato dal cacciatore di taglie Shultz che ha bisogno di lui per uccidere tre ricercati.
Il rapporto tra i due però prosegue oltre quell’esperienza e Django diventa una specie di discepolo di Shultz, che lo aiuterà anche in una ricerca cui l’uomo tiene molto.

Giusto il soggetto perchè voglio che il film ve lo godiate appieno.
Omaggio al western dicevamo ed è innegabile. Si comincia con i caratteri dei titoli di testa usati dai western italiani negli ani ’70, poi abbiamo sceriffi, cacciatori di taglie, delinquenti, spazi aperti, la sigla iniziale, i pistoleri… tutto grida W il western!
Solo che Django in realtà non è un film sul vecchio West, no… direi che è decisamente un film sulla schiavitù. Chiaro, evidente, lampante!

Come lampante è la grandiosità e la pulizia del film, sull’insieme del quale è difficile trovare pecche o scovare qualcosa che non funzioni.
E funzionano alla grande anche le intepretazioni, perchè Jamie Foxx è credibile,  Christoph Waltz irresistibile, Leo Di Caprio, cattivissimo, che entra in scena come fosse un divo degli anni ’50 (eccolo qui il riferimento al western americano) e soprattutto c’è un Samuel Jackson devastante (in un ruolo secondario).

E poi passiamo agli omaggi e alle chicche, a quei piccoli momenti che gli appassionati di cinema godranno come regali immensi… e qui c’è davvero da perdersi o da giocare a scovarli.
Naturalmente c’è il cameo di Franco Nero con uno scambio di battute con Django che è un capolavoro d’ironia (li vedete insieme nell’immagine). Poi la splatterosissima sparatoria (cosa vi ricorda?).
E ancora il cameo dello stesso Tarantino che compare, rimane in scena cinque minuti ed esce in maniera… diciamo esplosiva!

E naturalmente il doppio omaggio finale, che in un colpo solo chiama in causa Lo chiamavano Trinità e Il buono, il brutto e il cattivo strappando allo spettatore risate e applausi inevitabilmente!

Trackbacks for this post

  1. Best of my feed #180 | Vita di un IO
  2. Best of my feed #181 | Vita di un IO

Leave a Comment

Powered by WordPress | Deadline Theme : An Awesem design by Orman