Il tesoro dentro, di Elena Genero Santoro

E’ in fondo un thriller niente male Il tesoro dentro, ottimo lavoro di Elena Genero Santoro, 0111 edizioni. Che poi di suo non sarebbe un thriller, però la parte del mistero, del “vediamo un po’ come andrà a finire”, prende man mano il sopravvento, fino ad un finale che è invece abbastanza tipico del genere.


Anna ha ereditato dalla zia una libreria antiquaria nel cuore di Torino, ma gli affari vanno maluccio, al punto che sta pensando di chiudere baracca. Ha perso l’amato marito da due anni e la sua vita si trascina senza prospettive. Due uomini però compaiono all’improvviso nella sua vita e la rivoluzionano, sia per quel che riguarda l’ambito lavorativo che (soprattutto?) quello personale. Emil arriva dalla Danimarca e sembra innamorato di Torino e del lifstyle italiano. Alberto pare invece interessato soprattutto ad investire nella libreria, che vorrebbe rilanciare.

Poi abbiamo Amanda, che si occupa della parte amministrativa della libreria, è solitaria, molto riflessiva, a tratti inquietante, ma lavora lì da quando c’era la zia e Anna non se la sente di allontanarla. Intorno a questi quattro personaggi centrali ne ruotano tutta una serie che aiutano a guidare la vicenda.

E la vicenda è ottimamente costruita. Seguiamo Anna e l’evoluzione del suo personaggio. Il suo pensiero, le sue riflessioni, le speranze, i dubbi, l’esaltazione ed il crollo. Seguiamo Emil e pian piano scopriamo la sua storia, il vero motivo per cui è arrivato in Italia. L’autrice ci sbocconcella pian piano il passato dei protagonisti, mandando passo dopo passo ogni tessera del puzzle al suo posto.

Così scopriamo che ci sono due personaggi con un dolore forte che arriva dal passato e che hanno necessità di superarlo. Scopriamo che c’è un segreto nascosto, una truffa in fieri. Scopriamo anche che uno dei personaggi ha grossi problemi psicologici, ma vive una vita apparentemente normale.

Come suo solito Elena Genero Santoro sfrutta la storia che vuole raccontare per affrontare temi a lei cari. In questo caso ci tuffa con tutte le scarpe nella schizofrenia paranoide. Lo fa con un personaggio fondamentale nella vicenda. E ci rivela la sua essenza pian piano, facendocelo scoprire senza fretta, lasciandocelo intuire man mano che la storia si snoda davanti ai nostri occhi. Non c’è però giudizio. Mai.

E chiudo tornando all’inizio, al thriller. Perchè in tutta la vicenda, tra le storie d’amore che nascono e muoiono, tra i problemi psicologici, tra le difficoltà che arrivano dal passato, spunta poi il mistero, quel segreto nascosto che è poi il filo su cui si snoda (ma noi lo scopriamo pian piano) tutta la vicenda. Un segreto senza il quale la storia probabilmente non prenderebbe nemmeno il via. E la costruzione del mistero, inutile girarci intorno, è assolutamente funzionante e funzionale.

L’intervista con Elena Genero Santoro.

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