Una scheggia di tristezza purissima, di Simona Matraxia

Simona Matraxia ci porta nella Londra del 1959 con il suo Una scheggia di tristezza purissima, Golem Edizioni. Siamo nei giorni che precedono il Natale e Craig Thorne, ispettore della polizia di Bedford, si è trasferito a Londra per ricominciare una vita lontano dal suo passato.


La partenza non è però delle migliori perchè Thorne si trova subito ad affrontare un caso che pare ingarbugliato alquanto. Un giovane artista viene trovato senza vita, posato quasi in braccio ad una delle sue statue. Le stranezze non finiscono lì, perchè la statua ritrae in maniera evidente il volto di una famosa violinista. Avrà a che fare anche lei con il caso?

L’autrice ci porta in un clima dai toni noir molt marcati. Il protagonista è in crisi, scottato dalla vita, non riesce a venir fuori dalla sua situazione personale. Così si dedica a tempo pieno all’indagine, ma certo l’alcool di cui spesso abusa non aiuta a rendere lucida la mente.

Eppure Thorne, tra varie difficoltà, pochi collabooratori e parecchie invidie avanza verso la soluzione del caso. Il nostro non è un ispettore gelido e freddo. Si lascia invece coinvolgere dalla vicenda e dai personaggi che la popolano. Soffre per loro, si chiede se e quanto raccontare, cosa rivelare delle sue scoperte. Thorne è un indagatore estremamente umano e di conseguenza molto fragile. Un personaggio per il quale è impossibile non provare empatia. Non ha nulla dell’eroe. E’, al contrario, un lavoratore indefesso che deve fare i conti con le emozioni.

E quel titolo, quell scheggia di tristezza purissima, ci dice molto del clima che si respira nel romanzo. Il consiglio è di laciarsi accompagnare nella vicenda e nelle emozioni dalla mano salda e sicura dell’autrice, consapevoli che il mondo che ci si trova di fronte non è proprio un posto adorabile.

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