Il procuratore e il diavolo di Lucedio, di Giorgio Vitari

Torna Giorgio Vitari con il suo procuratore più amato, Francesco Ròtari. In Il procuratore e il diavolo di Lucedio, Neos Edizioni, il nostro eroe è diventato procuratore a Vecrelli, ma continua a vivere ad Ivrea, praticamente un pendolare della Procura.


Siamo nella calda estate del 2009 e Rotari si trova alle prese con un caso che pare complesso. Un antiquario è stato ucciso ed un quadro è scomparso. Le strade sono varie ma due sembrano essere quelle principali: una causa di riconoscimento di paternità e la sempre buona pista satanica, perchè il soggetto del dipinto ci porta ad un misterioso affresco in una chiesa a Lucedio (luogo curioso che si trova nel nord-est del Piemonte). Ma non sono i soli due aspetti da considerare.

Inoltre Ròtari, il cui matrimonio si trascina stancamente, è anche alle prese con una giovane collega, che sembra proprio ricambiare le sue attenzioni. Così indagine e vita privata si intrecciano nel caldo del Piemonte, tra zanzare e silenzi.

Quel che caratterizza sempre i romanzi di Vitari è proprio (ne abbiamo già parlato) il suo protagonista. E’ raro un giallo in cui l’inchiesta sia raccontata con il punto di vista del Procuratore e la scelta è significativa. Ci porta però a scoprire che anche la “guida suprema” dell’inchiesta è in fondo un uomo, che nulla potrebbe senza il lavoro dei suoi collaboratori e soprattutto è un uomo che commette errori ed ha debolezze.

Conviene però lasciarsi trascinare dall’avventura, cercare di seguire i passi della vicenda, e godersi il tutto: luoghi, narrazione, stile. Vitari non lascia spazio ai ghirigori. Tutto quello che accade è centrato con la vicenda e con l’inchiesta. Tutto è indirizzato alla soluzione, che arriva sorprendente, non tanto per le modalità quanto per i cerchi che si chiudono e colpiscono duro.

Non vi dico altro ma se volete approfondire trovate l’intervista con Giorgio Vitari su Qp.

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