Con Anatomia di una rapina, Edizioni Del capricorno, Maurizio Blini ci porta in una Torino nera che più nera non si può. Il problema è che su questo punto non tutto nasce dalla fantasia dell’autore. Siamo di fronte alla terza avventura dei fratelli Stelvio, uno commissario al centro della vicenda, l’altro ex commissario che segue a distanza, rimugina, consiglia, soprattutto consola.
Un gruppo di amici, piccoli delinquenti usciti male da una rapina di diversi anni prima, organizza quello che sembra essere il colpo del secolo per semplicità e bottino previsto. L’obiettivo è il centro commerciale del Lingotto… tutto!
Nel frattempo però un normale controllo di polizia finisce nel sangue, con due agenti morti. Così la polizia è in allerta e pressata dalla stampa, mentre in città si snoda un clima di tensione continuo.
Blini ci accompagna passo dopo passo nella costruzione del piano d’azione dei rapinatori. Ne scopriamo i dettagli, le variabili, le possibilità. Ne seguiamo i cambiamenti, viviamo le liti tra gli aspiranti rapinatori, la paura di non farcela, la necessità di rimanere uniti per non perdere il risultato finale. E’ un viaggio pratico e mentale, un’evoluzione dei personaggi evidente e costante.
Dall’altro lato seguiamo le indagini della polizia, che pian piano scoprono un mondo di cui le forze dell’ordine sono all’oscuro o che quantomeno speravano fosse ancora lontano da Torino. E invece tocca fare i conti con gruppi organizzati, con violenza estrema, con intrecci e lotte di potere. Tocca fare i conti con professionisti del crimine sempre più giovani e spietati.
L’insieme è un intreccio senza sosta di scoperte e sorprese, dove il male è capace di annidarsi dietro ogni angolo e dove la miseria crea delinquenti capci di gesti disperati.
In tutto questo i fratelli Stelvio e i loro collaboratori patiscono, temono di non farcela e – peggio ancora – sanno che anche risolvendo il mistero sono alle prese con una città sconfitta, perduta, una città nera appunto.
Al lettore non resta che godersi l’intreccio, lasciarsi travolgere dalle atmosfere noir che Blini è così abile a creare e, volendo, leggere l’intervista con l’autore pubblicata su Quotidiano Piemontese.