Il poeta di Michael Connelly

Dubito che qualcuno ricordi che un anno fa ho acquistato un pacchetto di sei libri firmati Michael Connelly per una cifra ridicola.
Ne ho letti tre la scorsa estate, mi sono preso un anno di pausa ed ora ho iniziato a mangiarmi gli altri tre.

Il primo della mia personale seconda trilogia connellyana è, mantenendo l’ordine cronologico con cui ho intrapreso l’avventura, Il poeta.

poeta

Uno dei romanzi più famosi di Connelly. Qui al centro della vicenda non c’è il detective Harry Bosch ma un cronista di nera di un giornale locale, personaggio sicuramente più vicino all’autore.
Jack McEvoy si trova però ad affrontare un caso particolare, la vittima di cui decide di scrivere è infatti il suo gemello, poliziotto (all’apparenza) suicida.
Solo che ben presto Jack scopre che il suo non è certo l’unico caso di poliziotto  suicida in circostanze non proprio chiare e riesce a convincere l’FBI ad aprire un fascicolo che riunisca il tutto. La condizione è una sola: la storia è sua e lui farà parte della squadra che indaga.

Naaturalmente la situazione si complica non poco e finisce per coinvolgere le colpe passate di Jack e quelle di una serie di personaggi che lo circondano. Agenti dell’FBI, giornalisti, nessuno è immune, nessuno è pulito. Senza contare che la storia si intreccia con una torbida vicenda di pedofili, di foto di bambini scambiate via internet (siamo nel 1996 e la cosa non è così ovvia) e di macchine fotografiche digitali (altra novità poco conosciuta perfino dalla polizia).

Connelly scrive bene, ormai l’ho capito, riesce a legarti a filo doppio alla sua storia e a tenerti lì fino a quando non ti ha spiegato tutto.
Non è grande letteratura, la sua, ma sono sicuramente ottimi polizieschi quelli che riesce a creare.
I suoi personaggi sono sempre sporchi, colpevoli, hanno tutti qualcosa da nascondere, possiamo dire che sono in fondo reali? Probabilmente si.
Quello che continua a disturbarmi è questa mania di ribaltare tutto a fine vicenda.
Anche qui ti guida in maniera molto lineare fino alla chiusura del caso. Tutto quadra, tutto sembra perfetto, poi guardi bene e ti accorgi che ci sono ancora una cinquantina di pagine ed allora ti rendi conto che ci risiamo!
Tutto da capo, tutto in discussione, un nuovo colpevole, un secondo finale.

Mi spiego meglio. La cosa funziona, ha il suo effetto e fila liscia (seppur leggermente esagerata). Solo che se per caso hai già letto uno o due libri di Connelly ormai sai perfettamente che succederà una cosa del genere e non ti stupisci per nulla.
Ne sono rimasti due del mio pacchetto… dite che ho speranze per un finale diverso in almeno uno dei due residui?

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