Osteria numero 20, se le (…) avessero i Denti

Peccato!
Si, perchè una volta trovato il coraggio di mettere in scena un film con un soggetto simile i risultati potevano essere diversi… ci si poteva, quantomeno, divertire di più.
Denti è un film che rimane sul confine tra il serio e l’autoironia non riuscendo a convincere nè in un senso nè nell’altro.

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Dawn (una comunque discreta e molto bella Jess Wixler) è una estremista dell’astinenza sessuale fino al matrimonio, tiene conferenze e sbandiera ovunque la sua idea.
Naturalmente questo le procura diversi problemi con i ragazzi della scuola che la prendono di mira come obiettivo delle loro conquiste sessuali.
Ma la ragazza scopre anche di essere l’esempio vivente di vagina dentata, antico mito che si scopre esistere realmente, e così quando (ben presto) abbandonerà la sua filosofia per dedicarsi ai piaceri del sesso inizierà a mietere vittime (più precisamente parti di vittime).

Insomma il terrore di ogni uomo, la paura della castrazione, giocata come senso di colpa per i propri appetiti sessuali.
Ma se l’idea di base può lasciare spazio a situazioni estreme e divertenti, il risultato non è all’altezza.
La regia di Mitchell Lichtenstein non lascia traccia e non riesce a colpire.

La prima parte del film è noiosa e si vive nell’attesa della prima evirazione.
Quando poi questa arriva è in realtà ben costruita ed anche le successive lasciano spazio ad un po’ di splatter discretamente realizzato (sono i momenti migliori del film).
Involontariamente comica è invece la scena dal ginecologo, che ci rimette quattro dita e finisce per rotolarsi sul lettino insieme alla ragazza, entrambi urlanti e terrorizzati: da dimenticare!
Come da dimenticare è l’omaggio a Psycho durante la doccia della Wixler (che comunque nuda fa la sua figura!). Le inquadrature che richiamano quelle di Hitchcock sono inutili e fuori contesto.

La pellicola migliora decisamente nel finale, quando Dawn acquista consapevoleza del suo corpo (e della sua vagina dentata) e decide di usarlo come arma di offesa, di vendetta contro chi le ha fatto del male. E si torna inevitabilmente a viaggiare sulla linea del sesso colpevole e della giusta punizione.
Il finale lascia spazio ad un seguito che potrebbe diventare molto più interessante.

Considerazione finale sulla reiterata inquadratura delle ciminiere ad un passo dalla casa della ragazza che fanno inevitabilmente pensare (anche se la cosa non è nemmeno accennata) ad una mutazione genetica dovuta all’inquinamento, lasciando un velo di ambientalismo alle spalle del film.

Lo consiglio: mah… qualcuno potrebbe anche divertirsi…

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