Davvero curioso questo Frontier(s), film francese che mi rendo conto di non aver capito fino in fondo.
Qualche commistione, un sacco di scopiazzamenti ma anche roba buona, soprattutto sul finale.
Si parte con immagini fintamente di repertorio che trasmettono scontri tra polizia e manifestanti in una città francese in seguito (o durante o dopo) ad elezioni politiche. Le immagini “di repertorio” sono alternate ai titoli di testa e poi continuano nelle prime sequenze del film mostrando non poche violenze.
Tra i manifestanti in fuga ci sono anche un gruppo di giovani che hanno portato a termine una cospicua rapina e si apprestano a mettere in atto il loro piano di fuga.
Tutto ciò mi sembra assolutamente slegato (nonostante la discreta bontà del girato ed il montaggio frenetico) con quello che sarà il film vero e proprio, mi sfugge il senso di questo inizio che poteva essere completamente diverso senza danno alcuno.
I ragazzi in fuga arrivano in una specie di pensione familiare dove vengono accolti da due avvenenti e disponibili sorelle.
Ancora il film non decolla ma almeno entriamo nel cuore della vicenda.
Si scopre infatti che i fuggiaschi sono finiti nella mani di una famiglia di assassini (naturalmente cannibali) che ha poco da invidiare a Non aprite quella porta.
Parte quindi la mattanza dei protagonisti fino al classico finale “ne rimarrà solo uno”.
La famigliola di mostri è compsta da una bella serie di fratelli e sorelle, da una nonna catatonica e dal padre folle, tiranno ed evidentemente nazista che vorrebbe far accoppiare il figlio maggiore con la fuggiasca Jasmine, sebbene questa non sia di sangue puro ma abbia evidenti origini arabe.
Giusto per confondere un po’ le acque.
La figura del padre è mal fatta, involontariamente comica, ma alcuni personaggi rivestono bene il proprio ruolo a partire dalla giovane gobba fino al fratello ciccione (decisamente troppo simile a Leatherface).
Ma se vogliamo entrare nel campo delle scopiazzature (ehm… volevo dire omaggi) possiamo davvero sbizzarrirci.
A manciate si prende da Tobe Hooper (famiglia, tavolata, cannibalismo e addirittura le immagini dei corpi armati illuminati alle spalle), ma andando sul più recente c’è una sequenza in un cuniculo presa pari pari da The descent.
Insomma Xavier Gens si è divertito a prendere spunto da roba diversa, di qualità diversa.
Certo per gli amanti dello splatter puro non mancano violenze sparse, tendini recisi, volti bolliti, corpi appesi e dissanguati. E a qualcuno potrebbe anche piacere il banchetto a base di arrosto di uomo.
Nessuna di queste sequenze ha però i numeri per essere ricordata fino a…
Fino a venti minuti dalla fine, quando il registro cambia improvvisamente e si assiste alle cose migliori del film.
Jasmine in fuga disperata (tra l’altro davvero ottima l’interpretazione di Karina Testa, capace di rendere al meglio l’illogicità e la follia della situazione) si trova a scontrarsi con i singoli membri della famiglia e la scena nel macello merita attenzione.
Si parte con una copiosa e improvvisa doccia di sangue causa sega circolare da tavolo e si prosegue con una testa spappolata da un colpo di fucile. I due momenti migliori che introducono un buon finale con tanto di pioggia catartica e tentativo fallito di salvataggio della giovane gobba (ma poi è davvero gobba?).
In definitiva tocca sorbirsi i primi venti minuti del film inutili e bruttini, poi beccarsi una bella serie di violenze varie ad opera di folli più o meno comprensibili per arrivare a godersi i minuti finali che ricambiano un po’ dello sforzo fatto per arrivare fino a lì.
Un non improbabile seguito speriamo che parta da dove ci siamo fermati.