Il mondo dei replicanti – Surrogates

Detto che “replicanti” non mi sembra un termine assolutamente adatto a sostituire l’originale “surrogates” (ma forse chiamarli avatar avrebbe creato un bel casino in questi giorni), il film di Jonathan Mostow è un buon film sotto diversi punti di vista.

mondo-replicanti

La tecnologia ha permesso la creazione di replicanti per fornire a persone malate strumenti robotici gestibili da casa e capaci di far provare sensazioni al titolare.
L’evoluzione ha però portato tutta la popolazione mondiale a servirsi dei replicanti. Ormai nessuno esce più di casa e a lavorare e a vivere (sesso compreso, nessuna notizia pervanuta in merito al nutrimento) ci vanno i robot.
Ci sono però alcune comunità che rifiutano questa tecnologie e vivono in ghetti dove la vita è rimasta qualche decennio indietro, guidati dal Profeta.
La nuova situazione ha anche portato alla totale eliminazione dei reati contro la persona, così quando l’agente dell’FBI Bruce Willis si trova di fronte ad un caso di omicidio ci rimane maluccio. Anche perchè scopre che la vittima è il figlio dell’inventore dei replicanti, presidente (poi spodestato e allontanato) della VSI, società che gestisce a livello mondiale i replicanti.
Ad aggravare la cosa il fatto che l’omicidio è stato compiuto tramite l’eliminazione del replicante.

Non mi addentro oltre in una trama che è comunque interessante e ben creata. Siamo di fronte ad un thriller degno di essere seguito, ben farcito di colpi di scena, di personaggi che cambiano sponda e di scoperte capaci di modificare il corso della vicenda.

surrogates

Molto buoni sono i titoli di testa, durante i quali si racconta in breve l’evoluzione dell’invenzione che ha cambiato il mondo in soli 15 anni.
Il film nel suo insieme funziona. Willis è naturalmente contrario all’uso spropositato delle macchine e combattuto tra una tecnologia che non comprende e la necessità di migliorare il mondo (che invece comprende benissimo).
Il discorso di base è il solito. Bene la tecnologia ma l’eccessivo utilizzo può portare più danni che privilegi.
A questo proposito è molto evidente il contrasto tra i corpi spesso sovrappeso, poco curati e costantemente in pigiama degli uomini e l’aspetto estremamente raffinato dei replicanti, perfettamente in forma, bellissimi, eleganti, giovani.
Disarmante la passeggiata di Willis-uomo per le strade invase di ragazze giovani e bellissime.

Peccato però che Mostow non ci risparmi una buona parte di film dedicata ad inseguimenti, sparatorie, incidenti. Tutto il repertorio a cui Bruce Willis ci ha abituati in Arma Letale e simili (e che mi sconvolse non trovare ne Il sesto senso).
Tolte queste sequenze la storia è interessante e funziona bene.

E sinceramente ho trovato ottimi alcuni particolari di contorno che riguardano il mondo abitato dai replicanti.
Simpatica la guerra combattuta dai robot, con i soldati umani in un centro di controllo pronti a cambiare replicante quando il proprio viene abbattuto, un vero e proprio videogioco interattivo.
E curiosa anche l’idea di replicanti tossicodipendenti (ma di gran lusso) impegnati a sballarsi con scariche elettriche.

Nota di merito per l’affascinante sequenza finale, che non vi racconto per non rovinarvi la visione ma che merita assolutamente. Un grande affresco corale e definitivo che sancisce la rinascita del mondo.
…e ho già detto troppo.

14 Comments

  1. Dman says:

    non l’ho visto , ma credo sia una sceneggiatura e un tipo di film che deve molto al capolavoro Blade Runner, con un mix di Matrix.
    Da Blade Runner ha quel tono noir che riesce molto bene a willis (sin city) da Matrix l’azione.
    Poteva uscire un bel noir completo.

  2. soloparolesparse says:

    @ Dman
    uhm… no, niente a che vedere con Blade Runner. L’ambientazione è assolutamente quella dei giorni nostri, niente di futuristico a parte i replicanti.
    Pochino anche di Matrix…
    Il tono noir però un po’ c’è, un’oppressione che pervade tutta la vicenda.

  3. arma letale… willis ?
    🙂

  4. pippo says:

    Il protagonista di Arma Letale non è Bruce Willis bensì Mel Gibson, questo la dice lunga sulla capacità di poter recensire un film…..
    Toppata alla grande…

  5. soloparolesparse says:

    Porca miseria, ragazzi!
    Che toppata!
    Mi cospargo il capo di cenere e correggo… anzi lascio evidente l’errore!

  6. soloparolesparse says:

    …beh… però il senso rimane… 😉

  7. Nun te preoccupa’… succede.
    Ottima recensione 🙂

  8. soloparolesparse says:

    @ Cinefilo Incolto
    Grazie per la comprensione…

  9. Andy says:

    per certi aspetti, la pubblicità fatta durante il trailer dall’azienda che ha costruito i robot, mi ricorda molto second life, quel gioco online in cui un avatar si esponeva al posto dell’essere umano, comodamente seduto di fronte il proprio pc. non trovate?

  10. soloparolesparse says:

    @ Andy
    Si, questo è assolutamente condivisibile.
    L’intero mondo realizzato nel film è un’immensa Second Life, dove gli avatar sono però reali e molto fisici.

  11. rollerbladingchick says:

    A me inquieta che nella realtà non si sia poi così lontani dalla realizzazione di veri surrogati… l’idea per certi versi può essere buona.. ma l’uomo è riuscito sempre a usare male le scoperte raggiunte… http://www.youtube.com/watch?v=Qn_wWUztNCs

  12. Alex says:

    Ti consento di scrivere Die Hard al posto di Arma Letale.. sono 4 film pure quelli e c’è Bruce Willis.. ;P

  13. soloparolesparse says:

    @ Alex
    …grazie… 😉

  14. Segnalo il booktrailer del fumetto da cui è stato tratto il film.

    Qui!

    ciao
    Roberto

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