Batsano due minuti di introduzione a Eskalofrìo per cancellare l’intera saga di Twilight.
Il ragazzo vampiro costretto ad attraversare uno spiazzo al sole che finisce per squagliarsi e prendere fuoco restituisce storicità alla figura del vampiro così martoriata dalla saga più famosa degli ultimi anni.
In realtà la sequenza cui ho accennato è solo un sogno, un incubo ricorrente per Santi, che soffre di fotofobia, non può stare al sole e si sente un mostro per questo.
Per continuare a vivere è costretto con la madre a trasferirsi in campagna, in una valle dove il sole batte pochino.
Qui però la sua situazione sociale non migliora granchè visto che il suo arrivo coincide con un paio di omicidi che sconvolgono la cittadina.
Santi è sempre presente sul luogo del delitto ma insiste ad accusare una strana bestia selvaggia che si aggira nel bosco, sempre che di bestia si tratti.
Non vado oltre con la trama perchè il film di Isidro Ortiz merita di essere goduto in ogni suo passaggio.
Si tratta di un horror molto buono e l’autore si diverte a lanciarci messaggi evidenti come il possibile vampirismo (canini appuntiti) che affligge Santi. Messaggi che poi piano paino si perdono in un thriller più classico dove risulta evidente che il soprannaturale centra poco.
Però la tensione continua a restare viva e il buio ed il bosco (per di più disseminato di trappole) sono due ambienti in cui è facile perdersi ed ancora più facile nascondersi per un qualcosa che abbia intenzioni negative.
Ambiente ancora più ostile è forse il piccolo paesino dove lo straniero è visto con sospetto e fatica non poco a cercare di farsi accettare. Addirittura non è detto che riuscirà nel suo intento.
Non manca la storia d’amore anche se solo accennata e le inquadrature in soggettiva quando a muoversi è l’assassino/mostro.
E ci mette del suo anche il giovane Junio Valverde, molto bravo nell’esprimere la paura, la tensione, il terrore. Trema come una foglia quando non sa cosa aspettarsi e tira fuori i residui di coraggio al momento giusto.
La soluzione dell’enigma è credibile e viene fuori pian piano, accompagnata da quanto i ragazzi scoprono nel bosco.
Un po’ futili i motivi che scatenano l’omicido iniziale che scopriamo dar vita alla vicenda, ma son particolari secondari per un film che merita di essere visto per l’atmosfera e la tensione.
Conclusione con spoiler.
Non è certo la prima volta che ci imbattiamo in un bambino selvaggio che vive nei boschi (è questo il segreto che si scopre comunque ben presto). Qui però la figura di Erika è costruita molto bene ed ha dei risvolti decisamente estremi che ne fanno quasi un mostro da film horror, obiettivamente pronto a continuare la saga, visto che non sappiamo che fine faccia alla fine del film.