Mi sembra evidente che se in un dialogo traduciamo What the fuck are you talking about? con Cosa stai dicendo? l’effetto è completamente diverso che se lo traducessimo con Cosa cazzo stai dicendo?
La pensa come me Fay R. Ledvinka che ha realizzato questo ottimo saggio per le Edizioni Eris (peraltro in Creative Commons).
La questione al centro del volume è la scelta di tradurre frasi contenenti parolacce e bestemmie nei film (americani) ripulendole di ogni volgarità o modificandole decisamente.
Il sottotitolo del saggio (Traduzione, omissione e censura nel doppiaggio e nel sottotitolaggio in Italia) chiarisce meglio di cosa stiamo parlando.
Omettere una parolaccia o una bestemmia cambia inevitabilmente il senso del discorso, le caratteristiche del personaggio, l’intero clima della scena.
E allora perchè si modifica così spesso il testo originale?
La risposta è purtroppo sempre la stessa.
Al netto delle necessità di sincronizzazione col labiale e di lunghezza della frase, i motivi sono culturali e censori.
In Italia è molto difficile vedere tradotte correttamente bestemmie e riferimenti alla mamma… siamo insomma fermi a circa un secolo fa rispetto ad altre zone del pianeta.
Il saggio della Ledvinka è molto dettagliato e pieno zeppo di esempi che rendono chiaro il discorso, sia per quanto riguarda i sottotitoli che il doppiaggio.
I film presi in esame sono Full Metal Jacket (1987) di Stanley Kubrick, Le iene (1992) e Pulp Fiction (1994) di Quentin Tarantino, The Snatch (2000) di Guy Ritchie, Love Actually (2003) di Richard Curtis e Slevin – patto criminale (2005) di Paul McGuigan.
Tutti titoli in cui il linguaggio, molto spinto, esagerato, violento, ha evidentemente un’importanza fondamentale.
Scopriamo così come e quanto i dialoghi originali siano stati cambiati e finalmente riusciamo a spiegarci perchè mai quel determinato personaggio diceva quella frase in quel determinato momento, quella frase che proprio non c’entrva niente col momento e con la vicenda… semplicemente quella frase che abbiamo sentito in italiano, quel personaggio, proprio non la dice!
Ottima poi l’appendice finale che riunisce tutti i dialoghi interessati da modifiche evidenti nei film in questione.
Mi sembra un libro per me. Hai letto questo mio articolo di qualche mese fa?
http://doppiaggiitalioti.splinder.com/post/24012901/cose-meglio-lasciate-intradotte
Ora me lo cerco
@Evit è decisamente un libro per te!
Già spendo una ventina d’euro al mese per libri… accidentaccio! Adesso dovrò comprare anche questo! 😉
Comunque in linea generale non disprezzo il fatto di ridurre la dose di volgarità dall’americano all’italiano perchè spesso dietro un’apparente “alleggerimento” dei dialoghi si trova in realtà un adattamento culturale necessario (per quanto riguarda Full Metal Jacket secondo me il lavoro di doppiaggio era favoloso, specie sulle parolacce). Si sa che gli americani sono sboccati, traduzioni alla lettera sarebbero spesso al limite dell’osceno in italiano. Diciamo che ci scandaliziamo per molto meno. Non riuscirei a guardare film in cui la parola “motherfucker” sia ripetuta dozzine di volte tradotta alla lettera. Come dicevo nel mio articolo, certe cose è meglio lasciarle non tradotte.
(questo in linea generale)
E naturalmente nel libro c’è una parte dedicata proprio al frequentissimo motherfucker, la cui traduzione letterale in italiano sarebbe intraducibile per cultura e anche poco sensata in un dialogo qualunque…