Night wolf – 13 HRS

Poco di buono in questo 13 HRS – Night wolf (scegliete voi il titolo che vi piace di più).
Jonathan Glendening ha un’idea (per altro non proprio innovativa) e trascina tutto il film fino al finale quando finalmente si libera e ce la rivela.

Sarah torna a casa in Inghilterra per stare un paio di settimane con la sua ampia famiglia, un padre, un paio di madri diverse ed un numero imprecisato di fratelli.
La sera in cui arriva però la madre non c’è (è con l’amante?) e dopo aver salutato il padre si unisce ai fratelli che nel fienile si ubriacano, fumacchiano un po’ e si divertono a stuzzicarsi su temi sessuali coinvolgendo la fidanzata di uno di loro (che prima era la fidanzata di Sarah?)

L’allegra festicciola viene però interrotta da un mostro non meglio identificato che pian piano sbrana la famigliola mentre i consanguinei provano a nascondersi nei meandri della casa passando dal sottotetto alle stanze in restauro, ai bagni e facendoci insomma compiere l’intero tour guidato sebbene decisamente insanguinato.

Il problema è che Glendening non riesce a creare un minimo di suspance, sebbene giochi per tutto il tempo coi silenzi e col non visto (il mostriciattolo si rivela solo nel finale).
I continui urli, pianti, sospiri, affanni sono un evitabile contorno.

Le personalità dei protagonisti sono accennate quel che basta a farci capire chi farà una brutta fine e le soggettive con gli occhi insanguinati del mostro sono davvero terribili.
Un po’ meglio il make up dei corpi sbranati, che è forse la cosa migliore del film.

Isabella Calthorpe è la protagonista (ma la vediamo nuda solo quando difficilmente può essere considerata eccitante), mentre Gemma Atkinson è forse quella che ne esce meglio (non dalla storia ma parlando di interpretazioni).

In definitiva assolutamente dimenticabile.

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