Quando Ken Follett si mette a lavorare sui romanzi storici non ce n’è per nessuno!
Ce l’aveva fatto capire ai tempi de I pilastri della terra, l’aveva ribadito con Mondo senza fine e con il primo della Century trilogy, quel La caduta dei giganti che raccontava l’Europa e il mondo all’inizio del 1900.
Ne L’inverno del mondo ritroviamo quei personaggi e soprattutto i loro figli un paio di decenni dopo averli lasciati.
Siamo agli inizi degli anni ’30 e i fascismi stanno conquistando l’Europa.
Seguiremo le traversie dei mille personaggi attraverso la crescita del nazismo, la presa del potere di franco in Spagna, la Seconda Guerra Mondiale, la deriva del Comunismo in Russia, la costruzione della bomba atomica, fino ad arrivare alla nascita delle Nazioni Unite ed all’inizio della ricostruzione.
L’abilità di Follett è quella di fondere la storia del mondo con le vicende private dei suoi protagonisti, che sono tantissimi e di ogni angolo del mondo: tedeschi, inglesi, russi, americani…
Tutti che in un modo o nell’altro finiscono per trovarsi a passare attraverso la storia del mondo.
Abbiamo deputati, militari, fisici (che lavorano all’atomica), agenti segreti, partigiani, ogni piccolo spicchio della popolazione mondiale.
E poi c’è il modo in cui ci fa attraversare gli eventi, sempre dalla porta di servizio, sempre narrando altro, storie private, per poi trovarsi improvvisamente catapultati nell’evento storico. E’ il caso dell’attacco a Pearl Harbour, ma anche della bomba su Hiroshima e decine di altri eventi.
Tutto reso affascinante dalla prosa incredibilmente scorrevole.
L’avevo forse già detto raccontandovi il primo libro ma ribadisco che mi sembra un modo divertente per ripassare (o conoscere da zero) avvenimenti storici fondamentali scoprendo dettagli e dietro le quinte importanti e che raramente troviamo nei libri di scuola.
Ovviamente sempre con la lucidità di discernere cosa è storia da cosa è romanzo… ma non è un lavoro difficile.