In fondo questa volta Terrence Malick non ci racconta altro che una storia d’amore ma To the wonder ha comunque tutta la forza della poesia del suo autore, dal primo all’ultimo minuto.
Lui e lei si innamorano e decidono di vivere insieme. Così lei si trasferisce dalla Francia in America portando con se la figlioletta di dieci anni che il padre non l’ha praticamente mai conosciuto.
Le cose vanno alla grande… fino ad un certo punto.
Basta uno sguardo, una bionda che torna dal passato e qualcosa si incrina, i rapporti si rovinano e l’amore arrugginisce.
Occhio però a dare le colpe perchè ci sarà spazio per ripensare più volte alla vicenda, anche grazie ad un prete che cerca con difficoltà di affrontare i problemi del quartiere in cui vive.
Pregasi apprezzare lo sforzo di riassumere in poche righe un film di Malick, impresa che ammetterete non essere semplice per vari motivi, non ultimo la difficile ricostruzione dell’evoluzione cronologica della faccenda, che come sempre è raccontata con continui salti nel tempo e (probabilmente) inserimenti di idee e sogni.
Ma quello che conta è che Ben Affleck e Olga Kurylenko riescano a reggere con la loro interpretazione e con la presenza scenica dei loro corpi le immagini che Malick ci vuole restituire.
Si, perchè come sempre abbiamo un’attenzione maniacale ai dettagli delle inquadrature, ai movimenti di macchina, ai colori, alle luci, ai silenzi.
L’insieme è un quadro completo e affascinante al cui centro ci sono amore e passione, arte, paura e ricerca della felicità.
Note di contorno.
Interessante la scelta delle tre voci narranti (lui, lei, il prete).
Curioso e funzionale il cameo di Romina Mondello.
Sorprendente (ma forse il punto è proprio questo) il contrasto tra la complessa storia d’amore tra i due ed il mondo tragico con cui ogni giorno si confronta il prete di quartiere.