Modus anomali …e non solo di raccontare

Dall’Indonesia arriva un Modus anomali che immagino voglia essere una sperimentazione narrativa ed in parte visiva, del resto il titolo è quantomeno esplicativo.
Joko Anwar ci riesce solo in parte, quello che manca è il pathos per farne un film interessante.

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Un uomo si risveglia sepolto e sbuca dalla terra in un bosco.
Non sa cosa è successo e nemmeno ricorda come si chiama. Si mette a vagare nel bosco e trova una casa con dentro una videocamera ed un biglietto che, come fosse una novella Alice, lo invita a premere play. Nelle immagini una donna incinta viene uccisa proprio in quella casa.

L’uomo prosegue il suo viaggio, finisce in una baracca dove rischia di bruciare vivo, scorge un uomo armato di mannaia che lo segue nel bosco, scopre che quella donna uccisa è probabilmente sua moglie e che ci sono ancora in giro nel bosco i suoi due figli alla mercè del sadico.

Poi però le cose cambiano parecchio, variate soprattutto da una scatolina che trova sepolta (qualcuno ha detto Mullholland drive?).

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Il protagonista, un comunque buono Rio Dewanto, è solo per quasi tutto il film, almeno i primi due terzi. Abbiamo un bosco, il silenzio, il mistero, una sveglia che suona, una specie di caccia al tesoro.

Poi pochissimi dialoghi, molte espressioni, il film che viene rimescolato e ci riporta al principio.

La cosa migliore è però forse una macchina da presa molto libera, che vola, inquadra dall’alto, segue il protagonista, si sposta nervosa, riposa serena.

Nell’insieme un buon tentativo ma nulla di memorabile.

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