L’arte, è cosa nota, è un grande strumento di guarigione per l’animo e spesso anche per il corpo. Lo è per chi la gode come spettatore, lo è ancora più spesso, a maggior ragione, per l’artista.
Di questo parla Prigioniera Libera 2.0, libro autobiografico di Anna Dari, Policromia, in cui l’autrice riesce a riunire prosa, pittura e poesia per raccontare in fondo quella che è la sua arte principale: la musica.
L’autrice apre animo e cuore al lettore, senza paura di raccontare paure, debolezze e malattia. Mostra così come proprio tramite la musica prima, la poesia e la pittura dopo, è riuscita ad uscire da una difficile situazione di depressione.
La forza del libro è proprio la mancana di filtri. Anna Dari racconta i suoi errori, le sue speranze frustate, la caduta e la rinascita, poi la nuova caduta e la nuva rinascita.
E’ un libro fortemente autobiogafico. Quella che si legge e la sua storia, non quella di un’altra persona. Sono i suoi errori, le sue cadute e le sue risalite. Serve però come esempio, come dimostrazione, può essere utile come punto di appoggio per altre persone in difficoltà.
L’arte quindi come strumento di consapevolezza, di rinascita, di sblocco, di ripartenza. Una testimonianza forte, senza filtri. Un esempio di rinascita, una strada da seguire. O meglio ancora un esempio di strada da seguire, perchè i percorsi possono essere diversi e partono naturalmente dalle necessità e dalle passioni del singolo.