Credo che se un regista per trent’anni realizza un film ogni anno non possa ogni volta dar vita ad un capolavoro (a meno che non si chiami Roger Corman e l’asticella sia posta ad un’altezza diversa).
Così se lo scorso anno Woody Allen ci aveva presentato un gran film come Midnight in Paris, quest’anno il risultato è decisamente diverso e To Rome with love è un filmetto senza troppe pretese.
E’ comunque un film che strizza l’occhio al paese che lo ospita e lo omaggia non solo per l’ambientazione e le musichette tradizionali che accompagnano tutta la pellicola.
L’idea del film ad episodi è infatti tipica di molte commedie italiane degli anni ’50 e ’60 (ma anche ’70) e dubito che questo ad Allen sia sfuggito.
Quattro episodi che viaggiano parallelamente, tutti ambientati a Roma, creano un film corale, comunque unitario, tenuto insieme dagli stereotipi e dalla città protagonista.
In due righe le quattro trame.
Roberto Benigni è un tranquillo impiegato che si trova travolto da un improvviso ed ingiustificato successo ed è costretto a difendersi da inutili domande dei giornalisti e splendide ragazze che lo cercano.
Jesse Eisenberg si innamora di Ellen Page, amica della fidanzata di passaggio a Roma. A consigliarlo (per il meglio?) c’è Alec Baldwin, il suo doppio già cresciuto e che è passato per le stesse vicende.
Alessandro Tiberi e Alessandra Mastronardi sono sposati da poco ma il viaggio a Roma sconvolgerà le loro vite. Lui viene circuito dalla prostituta Penelope Cruz, lei dall’attore famoso Antonio Albanese.
Woody Allen, infine, conosce la famiglia del fidanzato della figlia e scopre che il consuocero ha una voce da tenore splendida… ma solo quando è sotto la doccia.
Quattro vicende semplici con piccoli e chiari messaggi.
Funzionano pochino e sono poco divertenti, e questo nonostante i grandi nomi che compongono il cast si muovano con mestiere e convinzione.
Poi potete divertirvi a scovare sparsi negli episodi una caterva di attori italiani che siamo abituati a vedere in ruoli ben più corposi e qui relegati a semplici comparse (ma vuoi mettere poter dire: ho lavorato con Woody Allen?)
Alla fine la cosa migliore è rendersi conto che l’episodio con la Mastronardi è evidentemente ispirato a Lo sceicco bianco, primo film di Federico Fellini, ulteriore omaggio in un film che è una dichiarazione d’amore per una città e una nazione ma non certo un gran film.