Clay Shirky è un esperto degli effetti sociali ed economici di internet, in pratica un personaggio che sperimenta, vive la rete, fa le sue considerazioni e le sue analisi.
E questa volta mette su carta un’analisi veramente approfondita.
Il bello di Uno per uno, tutti per tutti (tradotto per l’Italia dal buon Kurai) è l’enorme mole di esempi che riescono a spiegare nel migliore dei modi il significato dei concetti espressi.
Si parte dal cellulare di Ivanna con una dettagliata analisi di quanto successo in quel caso (un telefonino perso, finito in mani altrui e recuperato grazie alla creazione di un enorme gruppo online che ha sfruttato gli strumenti della rete fino a coinvolgere la polizia) per entrare nel cuore del discorso.
E il cuore del discorso è come gli strumenti della rete hanno modificato (stanno modificando) la socializzazione.
Con particolare attenzione alla facilità di creare gruppi di interesse e di interazione. Gruppi di dimensioni e capacità diverse, adatti ognuno alla propria funzione.
Blog, wiki, social network. Da Facebook a Wikipedia, da Flickr a Meet Up. Ai Flash mob.
Tutti strumenti che semplificano la socializzazione e la possibilità di dar vita a gruppi attivi al punto di poter cambiare le cose anche fuori dal mondo virtuale.
Già, perchè il fulcro del libro di Shirky è proprio l’interazione tra web e vita reale, tra nuovo e vecchio.
E interessanti sono anche i riferimenti alle vecchie tecnologie e al modo in cui sono oggi diventate scontate per tutti.
E da non sottovalutare il capitolo dedicato ai fallimenti, che l’autore segnala come normale processo nell’evoluzione degli strumenti web per la condivisione e addirittura come punto di forza delle sperimentazioni. Dategli uno sguardo con attenzione particolare (invito rivolto specialmente alle aziende che pensano di essere web 2.0)
Sono tutte cose che chi vive appieno la rete, un blogger, un co-autore di wiki, dovrebbe avere bene in mente. Il libro mi sembra invece perfettamente indicato per chi proprio non riesce a capire cosa ci sia di nuovo, di utile, di importante in “questo internet”. Per tutti coloro che pensano che Facebook sia un giochino di cui presto ci si stancherà. Per quella fetta di popolazione (e di insegnanti e di giornalisti) che si sente molto digital divisa, fuori dai giochi.