Kafkiano, irreale, incredibile, guardi Compliance e ti dici “ma questi che fanno? Chi è che si comporterebbe così davvero?”. Ed invece Craig Zobel ha tratto il film da una vicenda realmente accaduta, il che rende il tuo etremamente, decisamente più inquietante.
Becky lavora in un fast food ed una sera viene chiamata nel retro da Sandra, la responsabile del locale. La donna ha ricevuto una telefonata da un poliziotto che accusa Becky di aver rubato soldi dal portafoglio di una cliente.
Sandra dovrà trattenere la ragazza fino all’arrivo della polizia.
Soltanto che la polizia tarda ad arrivare, la faccenda si dilunga parecchio e l’uomo al telefono chiede a Sandra e agli altri dipendenti di compiere comportamenti sempre più estremi e illogici… e nessuno riesce a ribellarsi.
Compliance è un viaggio nella follia umana, ma anche nella paura dell’autorità e nella conivinzione stessa della gente che la polizia si comporti in maniere illogiche e inaccettabili.
Tutti protagonisti si stupiscono delle richieste telefoniche dell’uomo, ma tutti (Becky compresa) finiscono per pensare che la polizia le fa cose come queste e per non avere problemi forse è meglio non ribellarsi.
E Zobel è bravo a costruire la vicendamostrandocela assolutamente verosimile, noi che faremmo in quella situazione?
Buona anche la costruzione filmica, con l’alternarsi della normalità nel fast food con l’illogicità di quello che accade nel retro… e con quei dettagli sui cibi che rendono il tutto ancora più inquietante.
Dreama Walker intensa e capace (roba non facile) di stare nuda per quasi tutto il tempo delle riprese.