Ancora un ottimo prodotto dalla macchina da presa di Lasse Hallstrom, che con L’ipnotista ci regala un thriller attento e preciso, estremamente gelido… e non solo per l’ambientazione scandinava natalizia.
Joona è un poliziotto che si trova ad intervenire sulla scena di un feroce crimine, anzi un doppio crimine. Un uomo è stato accoltellato brutalmente in una palestra e la sua famiglia ha subito a casa la stessa sorte.
L’unico superstite è un ragazzino che però non è in grado di comunicare per dire quello che ha visto.
Per entrare in contatto col ragazzo Joona convoca Erik, un’ipnotista con una situazione non facile alle spalle ed anche un presente non proprio felice.
Questo il plot di partenza, poi la storia si articola coinvolgendo personaggi e mischiando le vicende, regalando colpi a sorpresa degni di un thriller importante e senza mai far calare il pathos.
E tutto questo in un clima gelido, freddo, sia per il ghiaccio che è ovunque, sia per gli animi dei protagonisti, parimenti ghiacciati, gelati, bloccati. Non c’è un personaggio sereno, caldo, capace di rassicurare gli altri. Tutti hanno vicende difficili e diffidano del mondo.
Ottimo l’inizio, con l’efferato omicidio che da il via alla vicenda che arriva durante quelli che sembrano essere sereni titoli di testa.
Ottima la gestione dell’ipnosi, che pur dando il titolo al film non è al centro della vicenda, non è per nulla abusata, è solo una tecnica utilizzata che si porta dietro errori importanti e decisivi per la vita di uno dei protagonisti. Ma non è il centro della vicenda, non è eccessiva, passa decisamente in secondo piano rispetto all’insieme della vicenda.
Ottime anche le sequenze dell’omicidio, non tanto quelle iniziali quanto quelle che vengono riproposte in seguito.
Ed infine ottimo anche il finale, fortemente drammatico ed inserito in un ambiente di ghiaccio davvero pazzesco.