Il mockumentary è ormai talmente diffuso che in alcuni casi sembra più diventata una modo che una tecnica narrativa. ma date la faccenda in mano ad uno esperto come Barry Levinson ed ecco che ti tirerà fuori un mock perfetto come The Bay.
Siamo a Claridge nel Maryland e la festa del 4 luglio si trasforma in una tragedia perchè qualcosa nell’acqua comincia a mietere vittime tra gli abitanti della cittadina, che muoiono tra atroci dolori.
Trama netta e senza fronzoli, anche classica e banale, se volete, eppure Levinson la trasforma in un grande film per il modo in cui la racconta.
Abbiamo Kether Donohue che è una giovane giornalista intervistata per ricostruire quanto accaduto tre anni prima e per farlo lei mostra una raccolta dei video dei cittadini recuperati tempo dopo e racconta passo dopo passo quello che è accaduto, mostrando indizi, cause, effetti.
Un documento perfetto di un disastro ambientale nato negli anni, cresciuto per l’incuria dei responsabili e per i guadagni economici che ha portato. Ed infine il disastro finale.
La costruzione è davvero notevole. Vengono messi insieme pezzi di video che mostrano l’opera di due biologi marini, poi le inchieste mai rese pubbliche sugli scarti di un allevamento di polli della zona, ancora i video della festa e poi la festa che si trasforma in disastro.
Però Levinson è fenomenale a sbocconcellare la tragedia, a mostrarci un pezzettino per volta. Non arriviamo mai al crollo clamoroso, ad un certo punto ci troviamo nel mezzo del disastro e nemmeno siamo in grado di dire cosa è successo.
Non mancano i momenti che potrei definire “wow!” Vale a dire la sorpresa, i salti sulla sedia, i colpi al cuore… insomma si tratta sempre di un horror.
Se fosse tutto reale sarebbe un documentario perfetto, naturalmente clamoroso, ma soprattutto pieno di suspance e di grande capacità narrativa. Ma siccome è un mockumentary allora è un mockumentary perfetto, naturalmente clamoroso, ma soprattutto pieno di suspance e di grande capacità narrativa.