C’è questa moda di far fare i film ai comici tv e giocare così su un pubbico facile che prende il cinema come un ampliamento dello schermo televisivo. Un fidanzato per mia moglie rientra appieno nella categoria ed addirittura la esagera riempiendo il cast di ottimi comici da cabaret, anche da alcune cose teatrali, ma decisamente molto lontani da un minimo concetto di attore cinematografico.
Così Geppi Cucciari, Paolo Kessisoglu, Luca Bizzarri e persino Ale e Franz finiscono invischiati in una storia più grande di loro, da quale non hanno i mezzi per districarsi. E di certo Davide Marengo non da loro gli strumenti per uscirne vivi, tutt’altro.
Marengo cerca infatti di costruire una vicenda che funzioni, una storia vera, non punta assolutamente sulla comicità dei protagonisti ma li tratta come attori veri… ed il risultato è disarmante.
Ed infatti nell’insieme chi ne viene fuori meglio sono Ale e Franz, ma solo perchè per loro c’è un ruolo di contorno, decisamente più macchiettistico.
Per Geppi (ma anche per Luca e Paolo che pure un minimo di esperienza cinematografica ormai ce l’hanno) ci sono invece ruoli veri, pesanti, importanti, e tutti e tre ne escono schiacciati.
La vicenda sarebbe anche interessante e potenzialmente divertente, seppure trita e ritrita.
Paolo e geppi si sposano e lei si trasferisce a Milano dalla Sardegna. Qui entra in crisi, non ha amici, non trova lavoro e non fa nulla tutto il giorno. Così la coppia scoppia ma Paolo non ha il coraggio di rompere.
Consigliato dagli amici contatta Luca, playboy specializzato nel far innamorare le donne per rompere le coppie. La cosa funziona in parte perchè così geppi torna a vivere, ricomincia a lavorare in radio e ritrova la gioia perduta. A quel punto ovviamente Palo se ne innamora nuovamente e cominciano i pasticci.
Si ride poco, si piange nulla, la vicenda rende meglio ad essere raccontata che vista sullo schermo.
Fallimento deciso.