Confermo lo stupore nel trovare gli ultimi due libri della mia lunga serie di Patricia Cornwell molto migliori dei precedenti. Anche Calliphora ha una marcia in più rispetto alla tradizione delle vicende di Kay Scarpetta.
Sarà che la signora anatomopatologa ha sempre meno spazio a vantaggio dei suoi coprotagonisti, sarà che il thriller lascia il campo a riflessioni più profonde sulla psicologia dei personaggi, sarà che anche la Cornwell si sarà stufata di scrivere sempre le stesse cose, rimane il fatto che Callphora è un buon libro.
Scarpetta ormai fa la conslente, ha abbandonato il quotidiano con i suoi cadaveri, ma viene spesso chiamata per casi difficili. Questa volta però viene chiamata per quello che sembra un banale caso di overdose e che per di più risale ad alcuni anni prima. Come mai?
E cosa centrano una serie di donne scomparse a Batone Rouge con questo caso? E ancora.. sarà un caso che proprio Baton Rouge è la base operativa americana della temibile famiglia Chardonne?
Ovviamente no, tutto è legato (altrimenti non saremmo qui a parlarne).
L’intreccio su fa complesso, con Lucy, Marino, Lord e perfino il deceduto Benton che nascondono segreti che Scarpetta nemmeno immagina.
Sarà un lungo viaggio per tutti, in cui ritroveremo il lupo mannaro e suo fratello gemello, per nulla messi a freno dagli eventi che hanno preceduto questo libro.
A tenere viva la tensione e ritmato il racconto contribuiscono i capitoli cortissimi, frenetici, pieni di avvenimenti.