Lo specchio di Dio di Andreas Eschbach

Ricorderete che mi ero imbattuto per caso in Andreas Eschbach e mi ero quindi ripromesso di leggere altri suoi lavori. Ecco perchè questo Lo specchio di Dio è entrato nel novero delle mie letture.

Innegabile che Eschbach si confermi uno degli autori più interessanti degli ultimi anni.

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Qui abbiamo una scoperta archeologica che ha del mirabolante. Siamo in Israele e nel sacchetto di tela sepolto accanto ad uno scheletro di 2000 anni c’è il manuale di una modernissima telecamera digitale Sony?

Come si spiega il mistero? L’ipotesi, che si basa su alcune evidenze e da cui parte una forsennata ricerca, è che quello scheletro appartenga ad un viaggiatore del tempo, recatosi in quegli anni in quei luoghi per immortalare le opere di Gesù Cristo. Bisogna quindi assolutamente trovare quella videocamera.

La costruzione della vicenda, che è di una complessità notevole come sempre capita quando si parla di viaggi nel tempo, è perfetta. L’autore ci porta dove vuole, ci fa credere a qualunque conclusione dei suoi protagonisti, poi le smentisce e ci fa credere ad altro.

Insomma Eschbach conosce perfettamente lo strumento che ha in mano ed è perfettamente capace di usarlo al meglio.

Qui abbiamo un viaggio appassionante, una ricerca che mette in contrasto i protagonisti, che partono con lo stesso obiettivo ma motivazioni diverse. Abbiamo un ricco magnate, uno scrittore di fantascienza, uno strano archeologo, un paio di studenti di archeologia e visto il tema non può non finire nella vicenda anche il Vaticano.

Una storia davvero avvincente in cui trovare da soli il bandolo della matassa è davvero complicato. Serve che l’autore ci tenga per mano e ci guidi tra deserti, musei, biblioteche e ricchi prepotenti.

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