Scopro con Il demone di Brera di Ippolito Edmondo Ferrario (Fratelli Frilli Editori) un personaggio del tutto particolare nel panorama del noir italiano. Non è un detective, non è un poliziotto, non è nemmeno un giornalista, è un antiquario con il vizio dell’indagine. Ma la particolarità non è nemmeno questa, la particolarità è che Neri Pisani Dossi è un vecchio neofascista ancora fortemente legato a quel mondo.
La figura creata da Ferrario è curiosa davvero. Misogino, razzista, violento, intollerante, vive ovviamente solo e quando ha voglia si dedica ad incontri di sesso sadomaso (dove lui ovviamente è il padrone) con la sua giovane assistente.
Una figura così non può che suscitare ribrezzo nel momento in cui la si incontra. Il problema (e uno alla fine si sente perfino in colpa) è che alla fine del romanzo finisce pure per esserti un po’ simpatico.
Questa volta il caso di cui Neri si occupa gli piomba improvvisamente addosso dal cielo. Nel senso che proprio gli cade addosso un ragazzo che si suicida buttandosi da un balcone. Quando esce dall’ospedale però Neri ha la sensazione che quello non sia stato un suicidio come dicono tutti e decide di approfondire.
Aiutato dalla sua giovane assistente Valentina, dai camerati amici di sempre e da un nuovo burinissimo autista, Neri finirà per trovarsi calato proprio in quel mondo che lui odia, fatto di locali squallidi e sporchi. Ma non è certo il peggio che gli tocca sopportare. Perchè il viaggio nell’incubo lo guiderà in un disgustoso mondo fatto di prostituzione minorile e violenza sui più piccoli.
Tremendo il capitolo iniziale. Geniale l’entrata in scena del protagonista. Ferrario non ha fretta e gioca con calma tutte le carte, arrivando al cuore della faccenda dopo averci raccontato un po’ di tutto sul mondo del suo protagonista.
Un romanzo davvero da non perdere per chi ama il genere.