La periferia nord di Torino, che se non siete torinesi stupirete in parte nello scoprire che si chiama Barriera di Milano, è la classica periferia difficile delle grandi città. Terra di immigazione dal sud Italia negli anni del Boom nazionale e della Fiat, ed oggi terra di immigrazione dal nord Africa. Territorio di confine, con tutto quello che ne segue in termini di condizioni sociali. E’ qui che si sviluppa il romanzo di Marco Mirabelli dall’evocativo titolo di Barriera domina.
Andrea va a ricercare i suoi vecchi compagni della scuola media. Non è però una rimpatriata. Nel quartiere sta succedendo qualcosa che sembra ripiombare il gruppo nell’orrore provato in quegli anni, quando uno dei loro compagni fu vittima di un avvenimento che trasformò il quartiere in un territorio da incubo. Un evento mai risolto in pieno e che ora sembra tornare a chiedere il suo conto di sangue.
La vicenda narrata si snoda così tra passato e presente, snocciolata pian piano, senza fretta. Il lettore non avrà chiaro cosa è successo all’epoca fino a quando non sarà chiaro cosa sta succedendo adesso.
Protagonisti un gruppo di ragazzini che ricorda molto i grandi classici del genere, cui però Mirabelli non strizza mai l’occhio, concentrato nel raccontare la sua storia. Tutto parte da una recita scolastica che finisce malissimo. Poi le indagini dei ragazzini, un commissario poco interessato, un professore sul terribile filo che divide vittima e carnefice, una zia disperata disposta a tutto.
E su tutto, dietro tutto, forse davanti a tutto, un quartiere difficile, dove piccole bande si muovono dribblando coltelli e droga, dove famiglie cercano di sbarcare il lunario, dove i ragazzi vivono più per strada che in casa.
Il racconto cresce pagina dopo pagina, portando il lettore a ipotizzare, intuire, cercare risposte e soluzioni. La squadra dovrà ricordare il passato, dimenticare i tanti errori, decidere come muoversi, capire se i ricordi sono incubi o realtà. L’orrore è però difficile da cancellare e da combattere… ed è un orrore terribilmente reale.
Per chi vuole approfondire ho intervistato Marco Mirabelli.