La carne dell’orchidea – James Hadley Chase

La seconda tappa del mio viaggio nel mondo di James H. Chase mi dice chiaramente che sarà un viaggio davvero entusiasmante.
Se Sul mio cadavere era un noir perfetto e costruito secondo regole precise e ferree, La carne dell’orchidea è qualcosa di completamente diverso, altro che giallo d’appendice.

Carol, giovane, rossa e bellissima, è rinchiusa in un manicomio per disturbi che la rendono improvvisamente violenta e letale.
In realtà è probabile che non sarebbe lì se non fosse ereditiera di una fortuna immensa così gestita dal suo tutore.
Solo che capita che Carol fugga e (sebbene lei non ne sia consapevole) dopo quindici giorni di libertà tornerebbe ad essere unica titolare dei suoi soldi.
Parte così una caccia alla donna da parte di una serie di individui inquietanti.
C’è l’ospedale che vuole recuperarla su ordine del tutore, c’è una coppia di killer professionisti che vorrebbero entrare in possesso dei soldi, lo stesso vorrebbe fare un professionista della conquista femminile e un giornalista che mira a sistemarsi.
Per fortuna c’è anche Steve che la raccoglia per strada e cerca di aiutarla senza sapere chi sia.

Come vedete una ridda di personaggi che danno vita ad un crogiuolo davvero interessante di vicende.
Quello che però rende La carne dell’orchidea tanto notevole ai miei occhi è che le storie non si intrecciano ma si susseguono una dopo l’altra.
I personaggi che ruotano intorno a Carol entrano in scena uno per volta e pian piano esauriscono il loro ruolo e si fanno da parte (spesso in maniera violenta).
Non facciamo in tempo ad affezionarci ad un personaggio, a credere che sia il protagonista maschile della vicenda ed ecco che Chase lo spazza via con violenza.
In pratica assistiamo ad una serie di avventure successive che potrebbero dar vita a libri diversi.
E l’effetto di questa soluzione è un libro di ampio respiro, pieno di personaggi interessanti che si evolvono e cambiano ruolo.

Naturalmente è Carol ad evolvere più di tutti.
La incontriamo come debole e timorosa ospite di un manicomio e finiamo per trovarla come vendicatrice fredda e letale che nemmeno la sposa di Kill Bill.

E non sono da meno i personaggi di contorno, vari, pieni di sfaccettature, curiosi.
Non ci sono personaggi fissi, senza drammi interiori.
I buoni rischiano di diventare cattivi, chi parte per pura voglia di guadagno finisce per schierarsi dalla parte della ragazza.
Nota di merito per i fratelli Sullivan, spietati killer professionisti, specializzati nell’uso dei coltelli (visto che arrivano da un circo) e Miss Molly, che di quel circo era la donna barbuta e si trova a svolgere un ruolo fondamentale, vedendo nella sofferenza di Carol lo specchio di quello che lei ha patito nella sua vita.

Consigliatissimo.

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