Jenifer, l’istinto assassino di Dario Argento

Fuoriorario del gruppo Ghezzi è uno dei motivi per cui pago con piacere il canone RAI. Se i 107,00 € servissero anche solo per poter avere i film che Fuoriorario ci propone, nella maniera in cui li assortisce, in versione originale, completa, senza pubblicità e con un sacco di chicche… per me sarebbe già sufficiente.

Negli ultimi mesi stanno andando in onda entrambe le serie di Masters of horror finora realizzate. Per chi non sapesse di cosa stiamo parlando si tratta di una serie di film realizzati per l’emittente via cavo americana Showtime, curata da Mick Garris ed affidata alla regia dei maggiori registi horror del pianeta. La particolarità che rende la serie indimenticabile è la mancanza di qualunque censura, cosa che ha permesso agli autori di sbizzarrirsi in soluzioni spesso estreme.

jenifer

Così ieri sera ho colmato una lacuna che mi pesava e ho messo su Jenifer, episodio della prima stagione firmato Dario Argento.
Sono daccordo con chi dice che forse è il miglior prodotto realizzato dal nostro negli ultimi anni.
La vicenda, il personaggio, le scelte registiche, tutto concorre a fare di Istinto assassino (titolo italiano) un gran bel film. Un’ora di cinema ben girato e senza fronzoli, completamente diverso da quel Pelts girato da Argento per la seconda stagione, che era un fantastico gioco splatter ma non certo un gran film.

Jenifer è una via di mezzo tra lo storpio e deforme Elephant man, il fantasma dell’opera e Tarzan.
Jenifer è la bella e la bestia in un solo corpo.
Un corpo magnifico ed un volto sfigurato, il bisogno d’aiuto tipico di chi si trova fuori dal proprio ambiente naturale, una carica sensuale (e sessuale) incontrollabile ma anche un istinto animalesco che la porta a cibarsi di carne viva.
La ragazza si affeziona al proprio salvatore, lo ama al punto da voler condividere con lui i propri pasti. Avete presente quando il vostro gatto, tutto tronfio, vi consegna il cadavere dell’uccellino appena catturato?

Ma Argento ritrova anche alcune soluzioni interessanti come le riprese perpendicolari dall’alto e l’inquadratura del folle che si specchia nell’acciaio della mannaia. E non mancano le autocitazioni come la musichetta firmata Simonetti che arriva dritta dritta da Profondo rosso.
Note di merito per le scene di sesso, incontrollabili, inarrestabili, inevitabili e per un finale che diventa talmente prevedibile da risultare atteso e fantastico.

Per smorzare un pò il mio entusiasmo dico che non si tratta di un capolavoro ma dell’ennesima chicca orrorifica che i Masters of horror ci hanno regalato… e prima o poi troverò il tempo di guardarli tutti.

(credits foto: Boca do inferno)

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