Non è un bel film, bisogna dirlo in partenza.
Niente paura, niente tensione, niente immagini forti, niente suspance…
Anatomy (il cui titolo originale sarebbe poi Anatomie) è un filmetto in cui Stefan Rozowitzky cerca di dare il meglio di se senza raggiungere risultati degni di nota.
E pensare che l’idea di partenza è buona.
In una clinica universitaria di elite si studia anatomia su un sorprendente numero di cadaveri e punto d’eccellenza è la sala con manichini che (ovviamente) non sono manichini.
La struttura è però sede di una misteriosa e storica setta, gli Antippocratici, che non riconoscono il giuramento di Ippocrate e ammazzano la gente (condannati da malattie diverse) per poter avere corpi freschi da studiare.
La giovane e appassionata Paula (Franka Potente) finisce in questo delirio e cercherà di venirne fuori viva e soprattutto di scampare alle grinfie di un paio di giovani adepti ulteriormente fuorviati.
Naturalmente ci rimetterà un bel pò di amici e potrà contare (forse) solo sull’aiuto del fidanzato.
Tutto qui… ma raccontato maluccio e presentato ancora peggio.
Non che il film sia inguardabile, scorre via veloce e senza pause, però non lascia proprio nulla da ricordare.
La bellona di turno, Anna Loos, è decisamente facile (pur particolarmente intelligente) ma poi, al momento di finire sul tavolo dell’autopsia è l’unica a rimanere in intimo negandoci anche la gioia del suo corpo nudo (e direi che questo è l’unico colpo di scena di tutta la storia).
Due note positive in realtà le avrei.
La sequenza iniziale, con una serie di dettagli di un corpo nudo e mani che lo accarezzano, è ben fatta nella sua ambiguità (il corpo è in realtà di un cadavere).
La seconda nota riguarda la scena in cui Paula scopre le colpe del nonno. La sua rabbia è ottimamente montata in maniera alternata con… vabbè questo non ve lo dico… è forse l’unico motivo per guardare il film.
Giudizio sintetico: dimenticabile.