Ammetto la leggera delusione dopo aver concluso la lettura de La progenie, opera prima del grande Guillermo Del Toro in coppia con il più letterariamente esperrto Chuk Hogan.
Per concludere le note tecniche vi dico anche che si tratta del primo volume di una trilogia già annunciata, The strain Trilogy.
Delusione perchè mi aspettavo qualcosina di più da un narratore in grado di raccontare al cinema storie incredibili come Il labirinto del fauno.
Ma andiamo con ordine.
A New York atterra regolarmente un 737 (mi sembra) ma poi si pianta in mezzo alla pista, completamente spento. Paura di attentati (i riferimenti all’11 settembre sono continui), poi di un virus.
Ed in un certo senso si tratta proprio di un virus, viene mobilitata la squadra speciale (Eph e Nora) che entrano nell’aereo e trovano una sequela di morti prosciugati e quattro superstiti che non ricordano nulla.
Partono gli studi, le ricerche mediche, nel frattempo i morti si risvegliano e lasciano l’obitorio…. tutti quanti.
Non svelo niente se vi dico che di vampiri si tratta, pronti ad invadere Manhattan e a succhiare gli uomini grazie ad un pungiglione posto sotto la lingua (niente canini accuminati).
Ad aiutare i due medici epidemiologici si affianca un vecchio che sembra saperne molto, in particolare ha già incontrato il vampiro padre, quello che sta preparando l’invasione (la diffusione del virus).
Sulla copertina dell’edizione italiana si legge che siamo dalle parti di Stephen King, di Bram Stoker e Michael Chricton.
Di quest’ultimo non ho mai letto nulla (non ne ho mai avuto il coraggio), ma la vicinanza con gli altri due è innegabile, solo che a me sembra più una scopiazzatura che uno spunto.
Di King c’è l’esposizione in serie dello stesso evento vissuto da più personaggi, la caratterizzazione dei personaggi, il quotidiano che diventa horror.
Di Stoker c’è tutto… pari pari Dracula.
Sostituite Londra con New York, la nave con l’aereo e troverete l’identico approdo del vampiro, con tanto di cadaveri inspiegabili, topi in fuga e addirittura bara misteriosa piena di terriccio (qui i contadini rumeni che aiutano il conte nello spostamento sono sostituiti da un riccone malato e aspirante all’eternità).
La prima parte del libro non racconta nulla di nuovo, c’è poca tensione e nulla di toccante.
Quando poi i vampiri si rivelano (siamo già a pagina cento) la situazione si fa più interessante, perchè l’invasione è ben raccontata e finalmente torniamo a vedere succhiasangue potenti e senza scrupoli, animali assetati e nient’altro.
Un ritorno alla tradizione che non manca però di inserire novità interessanti (il vampirismo è una specie di virus che invade e ingloba i corpi).
Solo qualche accenno al gruppo di vampiri originali (i sette) che immagino daranno vita al proseguio della saga.
Mi riprometto di leggere il seguito aspettandomi qualcosa di meglio… ma siamo lontani anni luce da Anne Rice!