La danza della collana di Grazia Deledda

Mistero, inquietudine, vite sprecate e buttate via, c’è tutto questo ne La danza della collana, uno dei romanzi di Grazia Deledda che maggiormente nascondono doppie vie e significati occulti.

Giovanni, dopo la morte della madre, si presenta in casa di Maria Bardi per recuperare una collana lì rimasta in custodia.
Ad accoglierlo però è la giovane Maria, nipote della più anziana e omonima padrona di casa.
Tra i due nasce un affetto che si trasforma giorno dopo giorno in amore, al punto di decidere di sposarsi.

L’inganno della giovane Maria (che si è fatta credere la zia) rimane però aleggiante su questo rapporto e soprattutto sulla vita della più anziana delle due, che si rassegna ad una finale di vita in solitudine.
Screzi e dispetti che proseguiranno…

Mistero, dicevo, per questo clima di continuo non detto, di segreti inespressi, di truffe e prese in giro.
La giovane donna che si fa passare per la zia e conquista così il ragazzo, che a sua volta non è chiaro se sia innamorato di una donna, di un nome o di una collana.
E poi c’è il continuo tormentarsi della Maria più anziana, che passa la vita a piangersi addosso e ad odiare chi ritiene colpevole di questo scippo.
Ed anche quando la vita e l’amore sembrano tornare a sorriderle, basta un attimo per piombare nuovamente nella desolazione.

Splendide alcune pagine del romanzo.
Un paio di dialoghi (Maria giovane con Giovanni, Maria anziana col suo nuovo pretendente) sono lunghissimi e molto teatrali, fondamentali nello svolgersi della vicenda, a tratti speculari, nascondono il significato vero del romanzo, la difficoltà dei rapporti, l’ideale che supera il reale.

E sullo sfondo di tutto, filo conduttore definitivo, la collana di perle, spunto iniziale, motore della vicenda e continuo ritorno a cui ci si aggrappa da più parti per dare un senso alle cose e alle rispettive  vite (tutte, è il caso di dirlo, comunque profondamente infelici).

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