Case chiuse – la prostituzione secondo Filippo Soldi

Il 20 febbraio 1958 il Parlamento approvava quella che è conosciuta come Legge Merlin, sancendo la chiusura definitiva dei bordelli italiani: le case chiuse.

Filippo Soldi parte da questo spunto per una riflessione interessante sulla prostituzione, sulle case chiuse, sulla situazione delle prostitute col suo bel documentario Case chiuse (che è disponibile da qualche giorno su Own Air).

E Soldi parte proprio dall’annuncio televisivo dell’approvazione della legge, proseguendo poi con spezzoni di filmati dell’Istituto Luce, interviste d’epoca alla senatrice Lina Merlin ed una serie di interviste attuali a personaggi conosciuti che hanno avuto in qualche modo un rapporto con quel mondo e a giovani che quel periodo invece non lo hanno vissuto.

Interessante notare le differenze di opinioni, la nostalgia di alcune considerazioni, la lucidità di molti degli interpellati.

Soldi interpella Tinto Brass, Lando Buzzanca, Lina Wertmuller, la presidentessa del Comitato per i diritti civili delle prostitute Pia Covre, lo storico Louis Godart.
E a puntellare il racconto ci sono interviste fatte alla tenutaria e ad una delle prostitute di un bordello di Berlino, di cui viene spiegato nei dettagli il funzionamento.

Non mancano le considerazioni storiche e artistiche legate alla prostituzione e molto forte è anche il concetto di come sia stata la religione cattolica ad introdurre il tabù del sesso smontando secoli di sessualità esplicita e naturale.
E nel viaggio si fa da Rosi a Fellini a Brass alla Wertmuller a Totò… ai film che hanno toccato il tema delle case chiuse disegnando spesso con arte uno spicchio importante della nostra storia.

Impossibile però capire il pensiero reale di Soldi che riesce a documentare, a trattare un argomento ancora oggi molto attuale senza esporsi in maniera diretta.
In Case chiuse si legge infatti l’ipocrisia della chiusura delle stesse, è evidente come la Legge Merlin non abbia risolto il problema di fondo, ma viene anche fuori in maniera chiara le non poche problematiche che quei luoghi vivevano al loro interno: poca pulizia e malattie su tutti.

Splendidi gli spezzoni d’epoca, i filmati dell’Istituto Luce in cui le “signorine” fanno la loro apparizione in società, redente e riaccolte a braccia aperte dalla Chiesa.

Il discorso rimane aperto, a maggior ragione oggi visto che l’esercizio della prostituzione è strettamente legato alla schiavitù migratoria delle giovani (e giovanissime donne) che arrivano dall’Africa e dall’Est.

Utile anche leggersi questa intervista con Filippo Soldi che spiega come e perchè è nato questo film.

2 Comments

  1. Sugel says:

    “Case chiuse” è un viaggio attraverso il tempo nel mondo delle case di tolleranza, un’istituzione antica, la cui ideazione risale alla notte dei tempi. Un viaggio che parte da lontano, dal lupanare di Pompei e dal papiro erotico del Museo Egizio di Torino per arrivare alle luci soffuse dell’Artemis di Berlino – che apre straordinariamente le sue porte alle telecamere – con le sue bibite analcoliche e la sua attenzione al benessere, passando per i filmati d’epoca, e le testimonianze di personaggi dello spettacolo come Lina Wertmüller e Tinto Brass, della cultura come Eva Cantarella e Luciana Castellina, o come Pia Covre, portavoce del ‘Comitato per i diritti civili delle prostitute’.

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