Dogora, il mostro della grande palude – Ishiro Honda

Questa volta la terra è minacciata da un mostro spaziale fatto di energia, un mostro che prende forza inglobando minerali, in particolare carbone e diamanti.
La cosa è problematica perchè Dogora per cibarsi di pietre distrugge (aspira come un aspirapolvere gigante) tutto quello che gli capita a tiro.
Ed è un problema anche per le bande che trafficano diamanti che si trovano di fronte un avversario inaspettato.
L’aiuto arriverà da dove meno lo si prevede.

Dogora è un film in parte atipico nella filmografia di Ishiro Honda.
Vero che come sempre c’è il mostro e che come sempre viene dallo spazio, ma questa volta manca quella fisicità quasi gommmosa a cui il maestro giapponese della fanatscienza da camera dei giochi ci ha abituato.

Dogora è infatti una massa di energia e sebbene prenda una forma fisica a tratti evidente non ha nulla a che vedere con Godzilla, Radon e compagnia bella.

Ma questo è un film atipico anche e soprattutto per un altro motivo.
Accanto all’attacco del mostro (che più o meno viaggia nei binari classici) c’è una seconda parte del film, parallela alla prima, che è un vero e proprio noir dai toni classici americani.

Abbiamo le bande di gangster che si occupano di furti di diamanti, la polizia che li tallona, perfino l’agente speciale arrivato dagli USA, e non manca la femme fatale, arcigna, bellissima, letale e senza scrupoli.
C’è quindi tutta una parte di Dagora che si allontana dai mostri di gomma di Honda e ci porta nel noir, in pieno nel noir, direi. E lo fa anche con uno stile ed un mestiere non indifferenti.

Ovviamente non mancano le città distrutte (qui dall’aspirapolvere gigante) e perfino un ponte inutilmente estirpato dalla sua sede.
Limitati al sodo gli effetti speciali.
Palazzi distrutti, pietre che cadono dal cielo e uomini volanti (anzi levitanti).

Comunque evidente la firma di Honda.

Leave a Comment

Powered by WordPress | Deadline Theme : An Awesem design by Orman