Negli occhi il cinema, nelle mani l’amore – Storia di Ottavio Mario Mai

A Torino ha vissuto un uomo che ha significato molto per la comunità gay (e lesbo e trans e bisex e queer…) italiana, per tutti coloro che hanno a cuore i diritti civili, per la vita del cinema militante. Quest’uomo si chiamava Ottavio Mario Mai e di battaglie ne ha fatte tante (collettive e personali), quella probabilmente con il risultato più longevo (o magari solo più evidente) è la creazione con Giovanni Minerba del Da Sodoma ad Hollywood, il primo festival a tematiche GLBT d’Europa e tutt’ora (28 anni dopo) uno dei più importanti del continente.

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Ottavio Mai se n’è andato ormai parecchi anni fa, decidendo di essere lui e non la malattia (allora ancora considerata da molti infamante) a salutare tutti e farsi da parte.

Ora esiste un libro di una delicatezza straordinaria che racconta la sua storia. Negli occhi il cinema, nelle mani l’amore è stato realizzato da Elsi Perino e disegnato da Mattia Surroz con la presenza costante e la supervisione di Giovanni Minerba che di questa storia non è stato solo testimone principale ma decisamente protagonista.

La tecnica del racconto è il fumetto, ed è evidente in maniera clamorosa come sia il mezzo più adatto per raccontare questa storia con questo tono, con questa delicatezza, con questa passione.

Il trittico di autori decide di non raccontare in maniera cronologica la vita di Mai, ma preferisce tratteggiare alcuni momenti, alcune fasi decisive, piccoli flash che ci fanno scoprire il personaggio e soprattutto l’uomo in maniera più intima di qualunque biografia scritta.

Abbiamo l’incontro dolce e passionale tra Ottavio e Giovanni, il periodo del riformatorio che ci dice di una fanciullezza non facile, la voglia di utilizzare il cinema per raccontare il proprio disagio e la propria voglia di uscire allo scoperto, di farsi conoscere, di urlare al mondo la propria normalità omosessuale. Poi naturalmente l’impegno con FUORI! e inevitabilmente la nascita del GLBT Torino Film Festival.
Tutto talmente tratteggiato a colori lievi, talmente delicato, da strappare inevitabili sorrisi di tenerezza.

E poi c’è un aspetto particolare di questo libro, è il capitolo Giovanni Minerba, di cui sorprende la forza, il coraggio e la lucidità di esporsi (ancora una volta) e di mettere i propri sentimenti al cospetto del pubblico per raccontare una storia importante. La propria vita (ed il suo – loro – Festival) come esempio di forza, di lotta, di capacità di non mollare mai, anche quando tutto sembra perso e le difficoltà (di qualunque genere esse siano – penso alla mancanza di fondi di questi ultimi anni) esse siano.

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