Il margine dell’alba, di Mariangela Cerrino

Con Il margine dell’alba, Golem Edizioni, di Mariangela Cerrino, entriamo in un territorio davvero poco battuto dalla letteratura, che tuttavia ha avuto tanta parte nella storia dell’Europa e del Piemonte in particolare: la persecuzione dei valdesi e delle eresie tutte.


Siamo nel 1540 e due giovani originari della vallate piemontesi stanno cominciando la loro vita adulta. Si tratta di Jean Luis Arlaud, figlio di un notaio di Oulx, e di Etienne de Villard, nobile, figlio di valdesi ma cresciuto come cattolico. I due sono amici e insieme cominciano la loro avventura nel mondo.

Arlaud è ambizioso, si dedica alle amicizie giuste e a combattere l’eresia. Giovanissimo diventerà capitano, col nome di Lacazette, e si metterà alla guida di compagnie sempre più grosse, sempre più vicine al Re di Francia. Fedele e abile, non si pone domande, ma ha enorme fiducia nell’amico Etienne.

Quest’ultimo invece le domande se le pone eccome. Se può evitare di uccidere lo fa con piacere, pur essendo abile combattente e grande esperto di polveri piriche. Cosa c’è di sbagliato nell’eresia valdese? In quella ugonotta? Queste le domande che si pone il giovane. Non ha invece dubbi sul fatto che la persecuzione e le violenze siano fortemente sbagliate.

Così è inevitabile che le strade dei due amici si dividano e finiscano per scontrarsi.

Cerrino tocca temi storici e fondamentali. A cui lega a filo doppio i grandi temi dell’amicizia, dell’amore, della giustizia, del rispetto, dell’accettazione, dell’ambizione. Insomma “Il margine dell’alba” è davvero un romanzo pregno di argomenti. Ma è anche (molto) un romanzo di azione, di guerra, di scontri. E su questo punto è raro che sia una donna ad averlo scritto.

La contrapposizione tra i due amici rappresenta i dubbi, le lotte di un lungo periodo storico. Famiglie spezzate, scontri, conversioni, violenze. Guerre di religione che nella loro più completa assurdità finiscono per diventare drammaticamente attuali.

La ricostruzione storica, per quel che mi è dato sapere, è particolarmente precisa e dettagliata. Ritroviamo battaglie e personaggi realmente esistiti. Situazioni e intrighi storici riconosciuti e riconoscibili. Spesso, anzi quasi sempre, li incontriamo vedendoli però con gli occhi della gente. Che siano soldati o popolani, capitani o nobili, quello che Cerrino ci mostra è il loro animo, che in qualche modo (molto diverso l’uno dall’altro) reagisce agli eventi storici.

Nel romanzo c’è davvero tanta altra roba, ma è meglio che lo leggiate piuttosto che pardiate tempo su quello che scrivo io. Un personaggio però voglio ancora segnalarvelo, tra i tenti che meritano attenzione: Felicienne. Una donna, tra le tante – molto diverse – che compaiono nel racconto, che è il punto di unione tra i due uomini. L’illogica àncora che li unisce anche quando il loro pensiero li porta a scontrarsi su fronti opposti. Un personaggio forte, raro, in quanto donna, in quel periodo storico. O quantomeno raramente riportato dalle cronache.

L’intervista con Mariangela Cerrino.

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