Come si è arrivati al ’68? E’ la domanda a cui risponde con estrema naturalezza Luigi Stancati nel suo 1964… dialoghi prima delle barricate, Neos Edizioni. Siamo di fronte ad una sorta di diario di ricordi in cui l’autore racconta quattro anni della sua vita, quelli che vanno dal 1964 al 1967, anni che corrispondono al suo ultimo anno di Liceo e all’inizio dell’Università.
Siamo quindi nel pieno della formazione di un ragazzo che ha vissuto il ’68 negli anni in cui si è ritrovato inevitabilmente protagonista. Così finisce che Stancati ci spiega come, in Italia, si è arrivati ai movimenti di protesta studentesca, solo che non lo fa con gli occhi dello storico o dello studioso e nemmeno con quelli del militante: lo fa con gli occhi del ragazzo ventenne che vive quegli anni.
Stancati cerca di neutralizzare l’esperienza dei decenni successivi e tornare a quegli anni con la mente sgombra dall’idea del “come è andata a finire”. A parlare è il diciottenne del 1964, il ventenne del 1966, quindi un ragazzo pieno di dubbi, che cerca di informarsi, che viene travolto dalle notizie che arrivano dal mondo.
Un ragazzo affascinato dalla musica americana e dal beat, ma che vede le contraddizioni del Vietnam. Un ragazzo che partecipa alle riunioni della sinistra più estrema per curiosità e che va al mare e in discoteca alla ricerca di ragazze da conquistare. Un normale ragazzo di vent’anni che si trova a vivere un periodo storico denso di cambiamenti.
Siamo a Torino, così inevitabilmente incontriamo le lotte in fabbrica, la Juve e il Toro, le gite in montagna e al mare. E poi gli incontri politici, ma anche Don Milani e Che Guevara, il rock e la Russia comunista, il Vietnam e il jukebox. Fino all’occupazione di Palazz Campana.
Stancati tratteggia un panorama definito di quegli anni attraverso le lunghe chiacchierate tra amici. Ricostruisce ricordi e pensieri tirando in ballo gli amici del tempo. E’ la storia personale che diventa storia collettiva, perchè in fondo la Storia del mondo è sempre l’insieme delle storie dei singoli. Il risultato è uno spaccato che ci lascia intuire come si arrivò alla rivoluzione studentesca e sociale del ’68 con un percorso naturale, non sempre (o quasi mai) politicamente consapevole.
Se volete approfondire ecco la mia intervista con Luigi Stancati.