King Kong il gigante della foresta – Ishiro Honda

Siamo praticamente al cospetto di King Kong secondo Ishiro Honda.
In realtà King Kong il gigante della foresta è molto più vicino al film americano di Cooper e Schoedsack del 1933 che ad altri lavori di Honda, ma la firma giapponese non manca.

Alcuni studiosi sono convinti che l’esistenza di uno scimmione gigante chiamato Kong non sia una leggenda e partono per l’isola dove l’essere dovrebbe trovarsi.
Nel frattempo il dott. Who costruisce un Kong robot per estrarre l’elemento X, estremamente radioattivo, che gli permetterà di dominare il mondo.

Gli scienziati di prima scovano Kong e lo comunicano al mondo, così anche il dott. Who parte per l’isola e rapisce lo scimmione per portarselo nell’artico a scavare minerali.
Fuga e controfuga, Kong si ritrova a Tokio per il più classico dei finali.

Nel film di Honda, dicevamo, c’è molto del film originale americano, ma il nostro pesca e butta subito in pasto allo spettatore solo quello che gli interessa.
All’arrivo dei tre scienziati sull’isola infatti Kong si presenta immediatamente, dopo un minuto la bionda è minacciata dal dinosauro cattivo e lo scimmione buono arriva a difenderla.

La lotta tra Kong e il dinosauro è qualcosa di splendido!
Due mostri di gomma che combattono tra loro come se fossero due lottatori di wrestling (sport molto seguito in Giappone). Pugni, salti, mosse tecnicamente precise… un capolavoro.
Ed ad accompagnare la sequenza una rumoristica grottesca e coinvolgente (provate a riascoltare il rumore che fanno i pugni di Kong quando colpiscono il lucertolone).

Poi Honda ci butta dentro anche un serpente marino gigante, perchè fa figo!

Altra sequenza indimenticabile è quella dello scimmione che gioca col sottomarino, scuotendolo e addirittura bussando per vedere se qualcuno risponde.
Sono tre sequenze successive che regalano emozioni in serie.

Ma poi c’è tutta la parte originale del racconto, quella con il cattivo dott. Who che vuole conquistare il mondo, il robot gigante, gli scavi al polo, l’immancabile femme fatale cattivissima e che inevitabilmente farà una brutta fine.
Tutta roba che ritroviamo spesso nelle pellicole del regista.

Il finale invece ci riporta sul classico konghiano, solo che al posto di New York (che pure è citata) abbiamo ovviamente Tokio.
E nemmeno manca la sequenza con King Kong e la bionda abbarbicati sulla Tokio Sky Tree Tower (che fa la parte dell’Empire State Building). In loro compagnia c’è il robottone gigante e la lotta tra i due mostri è di nuovo un momento forte del film.

Nota conclusiva: mai, in nessun momento del film, King Kong è il cattivo, cosa che invece capita in quasi tutte le altre pellicole dedicate allo scimmione, almeno a tratti.

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