L’impressione è che Blair Witch sia un’occasione persa. Se The Blair Witch Project 20 anni fa aveva dato il via al genere del foundfootage ed era interessante proprio per questo (e per i costi minimi di produzione, e per il risultato ottenuto), il sequel firmato Adam Wingard era l’occasione buona per chiudere il cerchio, per dire qualcosa di più sul genere, per inventarsi qualcosa di nuovo.
Invece è solo un altro found footage, che torna in quei luoghi ma potrebbe essere ambientato ovunque, perchè non ha novità sulla storia della strega, non regala sorprese dal punto di vista della tecnica, insomma non è un nuovo punto fisso nella storia del coinema (come in un modo o nell’altro era comunque stato il primo film).
James non ha mai dimenticato la sorella dispersa nella foresta quando lui aveva 4 anni e decide di tornare in quei luoghi quando online compare un nuovo video legato a quell’evento, pubblicato da un ragazzo del luogo che ha trovato una nuova cassetta abbandonata nel bosco.
Si mette insieme una piccola squadra, attrezzata con le iù moderne tecnologie di ripresa (altro che 20 anni prima). Telecamere auricolari, gps, perfino un drone… e via nel bosco.
Ovviamente finirà in vacca ma, ripeto, la storia non è per nulla interessante.
Se invece vi piace, potete divertirvi a guardare le immagini che ballonzolano, cercare di trovare eventuali errori nelle riprese e tutti questi giochini qui per veri appassionati.
Come dite? La paura?
Si, vero, è un horror quindi bisognerebbe spaventarsi un po’. Invece nulla, molto buio, tanta gente che urla rumori vari, voci nella notte, primi piani sparati, qualche ferita più schifosa che horrorifera e via così con un repertorio molto classico e poco efficace.
That’s all, folks!