Storia partigiana di Lucia Boetto Testori. Questo è quanto promette il sottotitolo de L’ufficiale in bicicletta, Neos Edizioni, scritto a quattro mani da Bruna Bertolo e Ornella Testori. Ed è ovviamente una promessa mantenuta con grande precisione e varietà di dettagli.
Il volume è organizzato in due parti distinte (tre, se consideriamo anche la corposa galleria di fotografie centrale). La prima parte è a cura di Bruna Bertolo, che da storica appassionata ci restituisce la vicenda di Lucia Boetto con considerazioni, dettagli e approfondimenti, mantenendo uno stile che appassiona il lettore e ci rivela quanto c’è da sapere sul personaggio.
La seconda parte è scritta invece da Ornella Testori, che di Lucia Boetto è la figlia. Ed inevitabilmente quello che ne viene fuori è un ritratto più intimo, ricco di ricordi e pieno di affetto e orgoglio. Spesso, sui momenti centrali della vita di Lucia partigiana, Bertolo e Testori raccontano la stessa storia, ma lo fanno con punti di vista, sentimenti e dettagli molto diversi.
Ma chi è allora la Lucia Boetto che scopriamo in questo libro? Lucia è staffetta partigiana e ufficiale di collegamento, premiata con la medaglia al valore. Lucia è anche moglie di Renato Testori e mamma di due figliole. Una donna che ha messo in pericolo la sua vita per la libertà, una donna capace di prendere iniziativa, amata e rispettata per i suoi modi e per le sue capacità di inventiva nelle situazioni più difficili, per la sua freddezza nelle difficoltà. Come sottolinea la figlia, il ruolo di staffetta col quale è ricordata non rende sicuramente merito alle tante azioni da lei compiute senza mai impugnare un’arma. La stessa Lucia era solita dire di sé: “Non sono una signora, sono un ufficiale superiore!” Il che rende l’idea del personaggio.
Tra le tante imprese di Lucia mi piace ricordarne una simbolica. Fu infatti Lucia Boetto a portare a Torino dalle Langhe, naturalmente in bicicletta, la bandiera italiana che poi sventolerà per le strade del capoluogo il 25 aprile 1945. Se volete approfondire ho intervistato Bruna Bertolo.