Canone inverso di Paolo Maurensig

Lo sfondo è la musica, ma anche la protagonista è la musica.
Tutto ruota intorno al pentagramma, tutto vive in funzione della musica e solo in funzione di quella.

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Canone inverso è per me un punto interrogativo, una domanda a cui non sono riuscito a trovare una risposta.
Ci ho trovato dentro due momenti ben distinti che a mio avviso non legano per niente.
La parte centrale del romanzo è ottima. Il racconto della vita di Jeno Varga, dei suoi studi, del suo rapporto di amore profondo con il violino ricevuto in eredità dal padre mai conosciuto.
Ma tutta questa parte è anche la storia di un’amicizia, quella tra Jeno e Kuno, che attraversa gli anni degli studi per poi spegnersi per contrasti e differenze di casta al di fuori della misteriosa e durissima scuola.
E naturalmente è anche una storia d’amore, un’amore a distanza, un’amore ipotetico che ha per tramite ancora una volta la musica.

Tutta questa parte cresce pagina dopo pagina e finisce per essere un grande affresco di una storia personale che si snoda attraverso le vicende (drammatiche) della Vienna che sta per conoscere l’invasione tedesca.
La prosa di Paolo Maurensig non è eccelsa ma appassionata sicuramente e capace di catturare l’attenzione con facilità.

Poi però ci sono un inizio ed una fine. Un cappello ed una chiusa che vorrebbero trasformare Canone inverso in qualcosa di diverso.
La vicenda inizia con l’acquisto di un violino ad un’asta, con un incontro con un personaggio misterioso che inizia il racconto di un secondo incontro in cui un secondo personaggio misterioso racconta la sua storia.
Questo racconto nel racconto (nel racconto) finisce per essere un’inutile e ridondante esagerazione e tutto precipita nelle pagine finali dove l’autore cerca di ammantare la vicenda di un’aura di mistero mischiando i personaggi e lanciando rivelazioni sulle identità che vorrebbero essere sorprendenti ma finiscono solo per confondere la storia.

Non capisco perchè Maurensig abbia voluto trasformare una bella storia in una specie di thriller, di mistero da risolvere, una via di mezzo tra una storia di fantasmi ed un viaggio nella psiche.
Cerco di spiegarmi meglio. Non è che questa parte del romanzo non funzioni, tutt’altro: è un divertente gioco che stimola la mente a trovare al più presto la soluzione. Semplicemente però nulla centra col resto della vicenda che avrebbe funzionato benissimo da sola.

Se mi posso sbilanciare ho la netta sensazione che la storia centrale fosse troppo breve per poter diventare un libro e l’autore (o forse l’editore) ha deciso di aggiungere un cappello iniziale e finale per dare corpo al tutto e trovare spazio in libreria.

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