Encarnacao do demonio – il ritorno di Ze do Caixao

Se José Mojica Marins fosse Ed Wood, o anche solo (in quanto protagonista della sua pellicola) Bela Lugosi, allora questo Encarnacao do Demonio sarebbe un film cult in ogni angolo del globo.
Ma visto che Marins è brasiliano, la pellicola (e il suo personaggio) sono mitizzati solo all’interno di una ristretta cerchia di super fedelissimi.

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Se non appartenete a questa schiera troverete Encarnacao do Demonio una roba inconcludente, mal fatta, sensa logica, girato male e recitato peggio.
Ze do Caixao è un personaggio con origini antiche, nasce addirittura nel 1964 e riappare per tre volte fino a questa pellicola del 2008.
Il protagonista esce di prigione dopo 40 anni e riprende immediatamente la sua attività.
Scortato dal suo fedele servitore e da quattro giovani nuovi adepti, è alla ricerca della donna giusta capace di garantire continuità al suo sangue, regalandogli un figlio.
La sua ricerca è però ossessionata da incubi continui in cui riappaiono tutte le sue vittime.

Curioso come Marins presenti questi momenti in un bianco e nero sporco, o addirittura inserendo i cadaveri in bianco e nero sulle immagini del presente a colori.
Ma do Caixao non si muove fuori dal mondo, è anzi ben presente in una società brasiliana dove la vita nelle baraccopoli è difficile e la polizia pesta senza pietà e uccide anche i bambini.
Così l’eroe malvagio finisce per difendere la povera gente e vendicare i torti subiti da altri.

Ma è un film dove non ci sono buoni.
Malvagio il protagoinista, spietate le sue donne, senza cuore la polizia, anche i poveracci che lo circondano finiscono per venderlo in cambio di tranquillità.

Certo gli effetti speciali non sono un granchè e gli ambienti spesso sembrano presi da un film della Hammer degli anni ’50.
Nella cantina del demone non manca nulla, dagli strumenti di tortura alla bara piena di un tesoro accumulato nei secoli.
Il peggio viene dalle figure del colonnello e di Padre Eugenio, vere prese in giro di se stessi, personaggi talmente estremi da risultare ridicoli.

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Ma poi troviamo anche diverse cose buone, e quasi tutte arrivano dalle sequenze horror del film.
La migliore è senza dubbio quella in cui si susseguono una serie impressionante di torture che arrivano dritte dritte dal tribunale dell’Inquisizione, e terrorizza ancor di più pensare che fossero tecniche utilizzate realmente in tempi bui (beh… diciamo più bui di questi).
Ma ottima (e sorprendentemente funzionante) è anche la sequenza dell’accoppiamento di Ze do Caixao con una delle ragazze. La scena di sesso avviene sotto una pioggia di sangue che ricorda il corridoio invaso di Shining e simboleggia benissimo il significato del film.
Così come è anche buona la sequenza immediatamente successiva, dove il protagonista si ritrova in una specie di inferno pieno di dannati impegnati a sbranarsi tra loro.

Il mio in pratica è un apprezzamento estetico relativo ad alcune sequenze più che una promozione del film in sè. Sebbene questo Encarnacao do Demonio abbia meritato addirittura un passaggio a Venezia nell’anno di uscita.

Comunque non preoccupatevi… non c’è il rischio di vederlo in sala.
…però se vi dovesse capitare di incontre un signore barbuto, con cilindro, mantello nero e una ventina di centimetri di unghie a qualche cineforum…

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