After.Life è un film da vedere prima di tutto perchè per metà del film Christina Ricci indossa solo una striminzita ed erotica sottoveste rossa.
Poi è anche da vedere perchè per la restante metà del film Christina Ricci è completamente nuda.
Detto questo, che è non è roba da poco, Agnieszka Wojtowicz-Vosloo ha messo insieme una pellicola davvero notevole, al punto che fino alla fine non riusciamo a capire se Anna è viva e il becchino Liam Neeson è un fottuto bastardo assassino oppure è morta e il fottuto bastardo di cui sopra è semplicemente capace di parlare con i morti.
E questo nonostante il lancio del film annunciava già abbastanza chiaramente come stavano le cose.
Anna insegna in una scuola e il suo rapporto con Paul non riesce a decollare.
Quando finalmente lui decide di chiederla in sposa lei fraintende, non lascia il tempo di spiegare e fugge incazzatissima.
Al punto che va a schiantarsi nel bosco e si ritrova sdraiata sul lettino dell’obitorio nelle mani del curioso becchino del paese.
Da qui parte la vicenda contorta durante la quale la ragazza viene convinta dal becchino di essere davvero morta, nonostante le sue sensazioni.
Il suo è un continuo passare dalla speranza alla consapevolezza e ritorno.
Alla fine si convince (ma nemmeno poi troppo).
Lo stesso capita a Paul che non si da pace e, anche grazie ad un ragazzino che dice di averla vista (viva o morta?), cerca di intrufolarsi nella casa del becchino conbinando una serie di casini.
Come detto all’inizio, il giochino del morto-non morto funziona benissimo.
La Wojtowicz-Vosloo dissemina costantemente il film di indizi che ci convincono del decesso (lo specchio che restituisce l’immagine di un cadavere) e subito dopo della vita (lo stesso specchio che si appanna per il respiro).
Per più di un’ora siamo in balia della volontà degli autori… e vi assicuro che non se ne esce.
Alcune sequenze sono davvero buone.
La riproposizione della classica scena da horror con la ragazza che cammina nel corridoio della scuola e le luci che si spengono progressivamente alle sue spalle. Un omaggio al genere più che una scopiazzatura.
Bravi sia la Ricci (l’ho già detto che è sempre nuda?) sia Liam Neeson, convincenti e ben calati nelle rispettive parti… una più folle dell’altra.
After.Life ruota in fondo sul rapporto tra questi due personaggi e ruota benino.
Buoni sono anche alcuni totali e diversi movimenti di macchina, capaci di dare qualità ad uno dei migliori film di genere della stagione.
Sequenza cult: senza dubbio quella in cui Neeson cerca di convincere la Ricci di essere morta mostrandogli il suo certificato di morte. (Altre domande?)
In definitiva davvero un thriller di buon livello che merita di essere visto.
Ah… e poi c’è Christina Ricci sempre nuda!
Il becchino è un fottuto bastardo.. per capirlo basta stare attenti alle chicche (indizi) lasciati dal regista.
Un indizio fondamentale è dato da un agente quando dice che esistono droghe in grado di dare morte apparente (cloruro di idronio)… dopo di che prime del funerale vediamo il becchino riempire una siringa da una boccetta di cloruro di idronio ( quello che dice che serve per evitare il rigor mortis)in realtà non è che un potente sedativo in grado di dare morte apparente. Povera Ricci!!!
Film penoso, noioso, insostenibile, incredibile (nel senso che non c’è nulla che sia credibile). Servirebbe essere perennemente drogati, cosa che la protagonista non è, per non ribellarsi al fottuto bastardo persino dopo che sei praticamente riuscita a uscire di casa o che il tuo alito ha appannato lo specchio. E in ogni caso, anche senza tante storie, chi sarebbe così fesso da fidarsi di un tizio che gli dice: “no guarda, tu sei morto anche se parli e fai pipi e pupu, e io sono quello che ti aiuta a concludere il trapasso”. Ma per piacere, questo film è solo un insulto alla decenza e all’intelligenza.
Sergio, non è che tutti i film debbano avere per forza una spiegazione logica e consequenziale, altrimenti cosa ne faremmo di tutta la fantascienza, di metà degli horror e dell’intero David Lynch?