Student services – studentesse prostitute

Dobbiamo metterci daccordo sugli obiettivi di Student Services.
Se Emmanuelle Bercot aveva intenzione di portare al cinema il libro di Laura D. e ampliare così la conoscenza del probelma sulla prostituzione delle studentesse (che in Francia pare sia molto diffusa), il risultato può dirsi raggiunto.
Se invece l’idea era quella di fare un film artisticamente degno, diciamo che siamo abbastanza lontani dal risultato pieno.

Laura ha 19 anni (da compiere) e fatica a pagare la retta universitaria, i genitori non riescono ad aiutarla.
Cerca così online una serie di lavoretti fino a quando si imbatte in richeste di uomini maturi che cercano incontri in cambio di denaro.
La facilità con cui riesce a procurarsi soldi in cambio di poche ore di sesso spinge la ragazza a proseguire l’avventura e le permette anche di avere un sacco di tempo libero per studiare.

L’aspetto negativo della faccenda è che non sempre riesce ad incontrare persone che stanno ai patti e rischia più volte la propria incolumità fisica.
Ovviamente anche il rapporto col fidanzato finisce per deteriorarsi.
Stufa della sua nuova vita decide di farla finita… ma smettere non è facile come iniziare.

Déborah François ha l’intero peso del film sulle sue giovani spalle… ed ovviamente non un peso leggero viste le numerose scene di nudo e di rapporti sessuali a livelli più o meno estremi.
La ragazza riesce però a reggere bene l’intera pellicola e bisogna ammettere che il suo corpo nudo attira l’attenzione almeno quanto il broncio continuo.

Per il resto il film non ha particolarità artistiche degne di nota, se si esclude la buona scelta di inserire i continui riferimenti grafici alle spese e agli introiti di Laura, che servono a farci tenere sempre ben presente che la necessità di denaro è l’unico motivo per le scelte della ragazza.

Poi però c’è l’importanza sociale della pellicola, che ha un ruolo fondamentale nel film della Bercot.
Il problema è evidenziato in maniera chiara, si fa capire che non si tratta di un caso isolato ma che è un comportamento molto in voga tra le studentesse.
Insomma vendere il proprio giovane corpo per pagarsi gli studi (o quantomeno per arrotondare) sembra che sia un comportamento socialmente accettato tra i giovani (francesi?).
Visto che più volte anche in Italia il problema è stato sollevato e se ne è parlato mi piacerebbe avere le vostre testimonianze.

Ovviamente non vi chiedo di fare outing direttamente qui sul blog (ma se volete farlo siete i/le benvenuti/e), ma solo di farmi sapere se siete a conoscenza nella vostra università o tra le vostre amicizie di comportamenti del genere.
Avete amiche che si prostituiscono regolarmente (o saltuariamente – o solo una volta) per arrotondare e pagarsi gli studi? Siete a conoscenza dela faccenda in maniera diretta?
Aspetto i vostri commenti (o eventualmente un messaggio privato)

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