Drive – la poesia nera di Nicolas Winding Refn

Esce domani in Italia Drive, il nuovo ottimo lavoro di Nicolas Winding Refn con cui l’autore danese torna senza dubbio ai livelli di Pusher.

Lui fa il pilota, nel senso che guida macchine in ogni situazione, quello che capita. Stunt in qualche film, ma anche autista in piccole rapine.
Il sogno sarebbe fare il pilota vero, correre, ma per quello mancano i soldi.
La sua è una vita isolata, pochissima vita sociale, poi però conosce lei, che è la sua vicina di casa e vive sola con il figlioletto perchè il marito è in galera.
Forse se ne innamora, sicuramente vuole bene a lei e al bambino perchè quando il marito esce di galera diventano amici e gli da una mano per risolvere un vecchio debito.
Le cose però non vanno come previsto e finisce tutto in vacca…

Gli eroi di Refn hanno tutti lo stesso animo. Sono buoni ma incasinati, fanno di tutto per tirarsi fuori dai guai ma finiscono per aggrovigliarvisi dentro e andare sempre più a fondo.
La stessa cosa succede a Ryan Gosling, che nei guai va però a ficcarcisi per amore di una ragazza (o per salvare una famiglia, scegliete voi), si rovina per conto terzi.
Il personaggio è solitario, taciturno, abilissimo pilota, ha evidenti difficoltà a rapportarsi col mondo e vorrebbe solo vivere tranquillo… ma ovviamente non ci riesce.

A scombussolargli la vita ci pensa Carey Mulligan, anche lei senza fare altro che esistere.
E la nota di merito va ad entrambi gli attori, convincenti, sicuri, puliti nella loro recitazione.

La sequenza iniziale di Drive è ottima. Un inseguimento stranamente pacato, lucido, sereno, una fuga diversa da quelle a cui siamo abituati ad assistere.
E gli inseguimenti in macchina sono evidentemente parte buona del film, anche quelli ad elevata velocità come tradizione vuole.

Ma Refn regala cose buone anche in altri momenti del film.
I ralenty e le carrellate sono precise scelte registiche utilizzate al momento opportuno e finalizzate alla narrazione… insomma funzionano alla grande!

A corredare il tutto ci sono le musiche di Angelo Badalamenti, come sempre riconoscibili oltre ogni dubbio (ricordate Twin Peaks?). Le musiche in realtà sono di Cliff Martinez, sebbene nei titoli sia indicato Badalamenti, stiamo cercando di  scoprire cosa è successo).

E poi il finale è nerissimo, un avvitarsi nei meandri più oscuri della città e dell’animo umano, una discesa inarrestabile, impossibile da fermare.
Non c’è salvezza, si va dritti all’inferno, fino ad arrivare ad un primo piano (che è quasi l’ultima inquadratura del film) che ci tiene in sospeso per almeno dieci secondi sulle sorti del protagonista (e nemmeno sotto tortura vi dirò qual è questa sorte!)

5 Comments

  1. Confermo: Badalamenti non c’entra nulla con il film. Davvero strano quell’errore sui titoli.

    DRIVE

  2. A me sembra impossibile che ci sia un errore nei titoli, mai vista una cosa del genere… ora mi informo!

  3. Un bel film! Ma soprattutto un grande Refn! Dopo “Bronson” conferma il suo immenso talento! Non gli sfugge nulla, sa giocare coi generi, sa creare sentimento e azione. Come scrivo anche sul mio blog, Refn è Cinema con la C maiuscola!

  4. Per me il talento di Refn era chiaro fin da Pusher!

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