L’Honda anomala di Pietro Ratto

Cosa è davvero successo la mattina del 16 marzo 1978 in via Fani a Roma? Pietro Ratto affonda il coltello e rimesta in tutto quello che c’è di non chiaro nel rapimento di Aldo Moro, una delle vicende mai chiarite di questa nostra Italia. L’Honda anomala, Il rapimento Moro, una lettera anonima e un ispettore con le mani legate, edito da Bibliotheka è a tutti gli effetti un romanzo avvincente e perfettamente costruito, ma è anche e soprattutto una ricostruzione storica importante.


In quanto tale, in quanto ricostruzione storica, Ratto non da risposte, ma ripropone una serie di domande che negli anni si sono susseguite, di dubbi, di misteri, di notizie e testimonianze scomparse, di presenze misteriose, di moto fantasma.

Tutto nasce da una lettera anonima che l’ispettore della Digos Rossi, a Torino, scova tra i materiali rimasti sulla scrivania di un suo sovrintendente. Siamo nel 2010 e la lettera rivela particolari importanti su quella moto Honda avvistata da molti in via Fani nel 1978 e poi dissolta.

Inutile che mi metta qui a ricostruire il tutto, per quello c’è il libro di Ratto e ci sono tonnellate di documenti pubblicati nel corso dei decenni.

Quella che Ratti racconta è quindi la ricostruzione romanzata di cosa è successo dal 2010, momento in cui apppare quella lettera, al 2014. Le mosse dell’ispettore Rossi, le nuove indagini, gli approfondimenti e i nuovi misteri, che vanno ad aggiungersi a quelli vecchie.

Il libro è strutturato narrtivamente in due filoni. Le indagini di Rossi scorrono in parallelo ad una interessante chiacchierata tra un maturando diciottenne ed un professore del suo esame di Maturità, che provano a tavolino a ricostruire quella mattina di tanti anni prima, con schemi, approfondimenti, ipotesi, documenti.

Ne viene fuori, oltre alla ricostruzione storica, anche un libro assolutamente godibile da leggere, un’avventura ben narrata e avvincente, un crescendo di mistero e indagini che funnzionarebbe anche fosse solo una vicenda inventata.

Ratto è abile a tuffarci immediatamente nel cuore della vicenda (del resto è una vicenda rimasta sempre aperta) e a trattarla come fosse un giallo. Uno di quei gialli in cui però non si arriva a trovare l’assassino.

Avrete notato che non ho neppure sfiorato il fulcro della vicenda. Quali sono i dubbi, i misteri, le incongruenze. Banalmente riassumerei il tutto in un’unica inquietante domanda. Che ruolo hanno avuto i servizi segreti italiani nel rapimento di Aldo Moro?

L’intervista con Pietro Ratto

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