Panni sporchi per Martinengo, di Fabrizio Borgio

I panni sporchi, si sa, si lavano in famiglia. Ma se sono panni molto sporchi e tu di mestiee fai l’investigatore privato ecco che le cose si complicano parecchio. E’ quanto accade a Giorgio Martinengo nell’ultimo lavoro di Fabrizio Borgio che si chiama, appunto, Panni sporchi per Martinengo, Fratelli Frilli Editori.


Incontriamo Martinengo a cena con tutta la famiglia nel giorno di Natale. Evento raro per lui, che dalla famiglia si è staccato presto e che cerca sempre di evitare serate del genere. Questa volta però ci sono tutti, zii e compagne varie comprese. E’ un incipit davvero notevole, in cui Borgio sfoggia la sua abilità narrativa creando una situazione di evidente fastidio per il protagonista e prendendo tutto il tempo necessario per mostrarcela. Sembra di essere fuori dal tempo e dalla storia. Soprattutto fuori dalla saga del Martinengo che conosciamo.

Poi però si rientra nei canoni. Nei giorni successivi ben due parenti del nostro non-eroe lo contattano per affidargli incarichi che riguardano proprio altri membri della famiglia. Ci si muove quindi fin da subito su quella lama sottile che divide fiducia e dubbio, amore e affari.

Martinengo fa il suo, con il fondamentale aiuto dell’amico Buscafusco (si, potreste aver già sentito questo nome), e finisce per ritrovarsi in affari intricati e panni sporchi ben più di quello che era prevedibile. Che fare quindi? Portare avanti le indagini a rischio di distruggere la sua famiglia (e la sua presenza nella famiglia) o mettere a tacere tutto rischiando licenza e anima?

In realtà il personaggio di Borgio non ha molti dubbi. Va dritto per la sua strada affrontando parenti serpenti e rischiando ritorsioni personali. Ma quello è il suo lavoro, ci sono persone a cui vule bene coinvolte anche come vittime e chi deve pagare pagherà.

Se già nella saga di Martinengo i toni noir sono molto presenti, questa volta sono decisamente predominanti. E’ l’intera ambientazione ad essere nera e cupa, l’atmosfera che circonda la famiglia e l’intera provincia, dove continua a regnare sovrano il buon vino ed il lavoro nelle vigne (ma con aspetti marci piuttosto evidenti), resistendo strenuamente all’arrivo delle bevande isotoniche per gli atleti a base di succo d’uva. Ma questa è un’altra storia… o forse no.

Se volete aapprofondire ecco la mia intervista con Fabrizio Borgio.

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