L’alba del pianeta delle scimmie è un film da non perdere

Sapevamo che L’alba del pianeta delle scimmie sarebbe stato un prequel, avrebbe cioè spiegato come le scimmie sono diventate così intelligenti al punto da sottomettere gli uomini ed arrivare quindi alla pentalogia che parte nel 1968 con lo splendido Il pianeta delle scimmie.

E il film di Rupert Wyatt fa proprio questo, ci racconta l’inizio, e lo fa in maniera ottima, con un gran film, coinvolgente, commovente e ricco di spunti.

Will sta sperimentando un farmaco capace di riparare le cellule cerebrali, lo fa per curare l’alzhaimer (di cui è malato il padre) e lo fa sperimentandolo sugli scimpanzè.
Scopre però che il farmaco è in grado anche di accrescere notevolmente le capacità cognitive degli animali.
Tutto sembra funzionare ma un incidente lo obbliga a fermare tutto e così Will si porta a casa il piccolo Caesar, scimpazè nato da uno degli animali che hanno subito la sperimentazione.

Ben presto scopre che il piccolo ha doti decisamente superiori a qualunque suo simile ed anche agli umani di pari età, così lo monitora e gli insegna un sacco di cose.
Quando Caesar cresce la situazione si fa difficile per la convivenza nel quartiere e pian piano i problemi aumentano ma non voglio raccontarvi oltre.

L’alba del pianeta delle scimmie è un film splendido da ogni punto di vista.
La vicenda “umana” della scimmia è coinvolgente, il rapporto tra uomo e animale è ben sviluppato.
C’è l’amicizia, la consapevolezza, il rischio, la voglia di conoscenza, quella della speculazione.
Allo stesso modo sono sviluppati i temi della segregazione, della follia umana, della voglia di superare i limiti.

Ottima poi la parte tecnica con gli animali che finalmente si muovono con estrema naturalezza e verosimiglianza.
E gli aspetti tecnici diventano perfetti nelle sequenze finali, quelle della rivolta, che sono grandiose, avvincenti, piene di ritmo e di qualità.
Finalmente la CGI funziona in maniera convincente e quindi tanto di cappello alla Weta Digital che ha creato le scimmie al computer sui movimenti degli attori.

Vogliamo dire due parole sugli attori?
James Franco è ormai una sicurezza, Freida Pinto fa il suo, John Lithgow ha una parte non facile che rende alla grande.
E poi c’è Andy Serkis che ha recitato l’intero film coperto di sensori e muovendosi come uno scimpanzè ed è stato obiettivamente eccezionale.

E poi c’è il punto di vista di chi ha amato il film originale di Franklin Schaffner (addirittura tutti e cinque i film e ci vogliamo mettere anche il remake di Tim Burton?) ed ha quindi cercato di far quadrare le cose, di capire se davvero quello che viene raccontato in questo film può poi portare all’inizio dell’altro.
E la risposta è assolutamente si!
Tutto quadra, si capisce come le scimmie diventano intelligenti, come probabilmente diventeranno ancora più intelligenti nelle generazzioni successive e si capisce perfino (con una chicca finale dopo i titoli di coda) perchè le scimmie riusciranno addirittura a sopraffarre e a sostituirsi agli uomini nel ruolo di dominatori del pianeta.

Consigliatissimo!

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