L’odore, di Amal Bouchareb

Le storie, se sono buone storie, non invecchiano mai. Così mi pare sia stata un’ottima operazione quella di Buendia Books di annoverare tra le sue Fiaschette L’odore, che Amal Bouchareb scrisse dieci anni fa, col quale vinse il FELIV ad Algeri e che ora ha tradotto in italiano, peraltro con estrema efficacia.

E del resto una storia che parla di odori non poteva che arrivare dal nord Africa, vero regno di profumi, spezie, aromi e (perchè no, come in questo caso) anche puzze. E qui abbiamo davvero una puzza tremenda, insostenibile, vomitevole. S è diffusa all’interno di un’azienda i cui operai non riescono più a lavorare per il tanfo incontrollabile.

Alcuni decidono perfino di dimettersi. Le uniche due persone a non sentire il terribile olezzo sono Madame, la titolare dell’azienda, e la sua assistente personale, che è incaricata di scovare l’odore nauseabondo ed eliminarlo.

Ora, vi renderete conto che trovare un odore senza sentirlo non è cosa facile e infatti la detective incaricata indaga senza risultato, interroga i dipendenti, si inventa un paio di soluzioni senza senso per non deludere la sua responsabile ma è evidente che non arriverà a trovare la soluzione.

Eppure la soluzione è così evidente, davanti agli occhi di tutti. Non ve la rivelerò, ci mancherebbe, ma sappiate che siamo di fronte ad un gioco di specchi grottesco, dove ruoli e profumi si incastrano e stanno a rappresentare altro. I toni dell’autrice viaggiano davvero al limite del grottesco, facendo sorridere il lettore, che finisce per essere disgustato dalla situazione generale ma inevitabilmente catturato dal modo in cui è raccontata.

Chiunque voglia riconoscere nei protagonisti del racconto sue personali conoscenze (probabilmente lavorative) è libero di farlo.

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