L’uomo di Zanzibar, di Luca Serra

Quello che sto per raccontarvi è un thriller possente, corposo, intricato, un thriller vero insomma. Del resto Luca Serra ha lasciato passare dieci anni prima di tornare a pubblicare un romanzo e L’uomo di Zanzibar è senza dubbio una risposta importante a questa attesa.


Immaginate di scoprire all’improvviso che non vi chiamate come avete sempre creduto, che i vostri ricordi siano fasulli, che perfino l’immensa ricchezza che possedete non è arrivata come credevate. E’ quello che capita a Giorgio (che poi scopre di non chiamarsi Giorgio, ma invece poi si chiama proprio Giorgio) mentre si trova a Zanzibar e si accorge di essere braccato da un uomo misterioso che lo vuole eliminare. Non ha idea del perchè qualcuno vuole porre termine alla sua vita e scopre che i suoi ricordi sono effettivamente fasulli. Non proprio un bel modo di cominciare la giornata.

A quel punto non gli rimane che indagare nel suo passato, ma non sa bene di chi fidarsi. Per indole lui si fida un po’ di tutti ma imparerà presto a modificare le sue azioni e scegliere bene con chi confidarsi.

Ne viene fuori un thriller davvero entusiasmante, che porterà il nostro protagonista a tornare a Torino, dove è nato e vissuto fino a qualche anno prima e a scoprire che nel suo passato si nascondono una serie di intrighi mica male. Giochini da broker esperti, incidenti misteriosi, personaggi inquietanti, un paio di donne, un appartamento, un ex poliziotto e un amico che chissà poi se è davvero un amico. Arriveremo ad un finale (che mi guardo bene dal raccontarvi) che ci porterà al centro della storia del mondo dell’ultimo decennio in maniera curiosa e sorprendente.

Serra ci guida passo dopo passo accanto al protagonista nella scoperta del mistero. Non sappiamo nulla di più di quello che sa lui (che sa poco, ricorda ancora meno e quello che ricorda spesso è sbagliato). Concorderete che c’è da rimanere incollati alle pagine per scoprire cosa accade (o meglio, cosa è accaduto), chi sono i buoni e chi i cattivi e come andrà a finire la vicenda. Al centro poi c’è questo tesoro immenso…

Avvincente e perfettamente orchestrato, non ho trovato punti deboli nella struttura del romanzo, che ha anche un’altra particolarità. Ogni capitolo ha come titolo una canzone. E l’autore ci spiega nell’introduzione che non si tratta di un vezzo: sono poprio le canzoni che lui ha ascoltato mentre scriveva i singoli capitoli e che invita il lettore ad ascoltare a sua volta (c’è un link già pronto con la playlist) mentre legge il libro. Mi autodenuncio e ammetto di non averlo fatto, quando leggo non voglio nessun tipo di distrazione. Ma voi potete provare.

Qui la mia intervista con Luca Serra su Quotidiano Piemontese.

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