Il caso del collare dei Savoia, di Anna Maria Bonavoglia

Si chiama Il caso del collare dei Savoia ed è un curioso viaggio nella Torino del 1892. Anna Maria Bonavoglia realizza per Buendia Books una storia decisamente nera e molto molto affascinante, precipitando il lettore nella parte più cupa del capoluogo piemontese degli ultimi anni dell’800.


Siamo nel Casermone di via Stampatori, dove effettivamente in quegli anni vivevano i reietti della società. Era una sorta di mondo a parte, con le sue regole dettate più che altro dalla malavita. Collegato direttamente agli Infernotti, era in effetti il contraltare popolare della ancora ricca e sfarzosa vita di Corte e della parte ricca e benestante della popolazione.

Qui incontriamo un personaggio misterioso, tale Siger, che arriva dall’Inghilterra, fuma la pipa, suona il violino, fa uso di droghe nei momenti difficili ed ha una finissima mente investigativa. Esatto… ci siamo capiti, si tratta proprio di Sherlock Holmes, impegnato in una nerissima avventura torinese. Dite che non ha senso? Sbagliate! E’ la stessa autrice a specificare che il racconto è ambientato nel “periodo buca” dell’investigatore di Baker Street, cioè quel periodo in cui sir Conan Doyle decide di abbandonare il suo personaggio e lo fa sparire per 3 anni da qualche parte in giro per l’Europa. E allora perchè non Torino?

Il nostro è impegnato nella ricerca di una collana appartenuta ad Amedeo VI di Savoia, che nasconde poteri magici ed è in grado di risvegliare un demone.

Non voglio rivelarvi altro ma è una goduria scolarsi la Fiaschetta in questione tutta d’un fiato, non solo per la vicenda in sè, ma anche per la precisione con cui è ricostruita la Torino di fine ‘800 nei suoi aspetti più cupi, oscuri. La Torino fatta di prostitute e malavita, truffatori e approfittatori. Una Torino che ha tuttavia delle sue regole ben precise che non vanno infrante.

Trovate qui la mia intervista con Anna Maria Bonavoglia.

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